Una narrazione fantastica, con giochi di parole, umorismo e tutte le caratteristiche tipiche dello stile di Rodari. C’era due volte il barone Lamberto, seppur appaia come un racconto comico per certi versi, è ricco di riflessioni; ogni riga di questa celebre novella per ragazzi nasconde profondi insegnamenti.
La storia si svolge presso l’isola di San Giulio e il Lago d’Orta, provincia natale dell’autore. Il barone Lamberto è un anziano e ricco signore: possiede 24 banche nel mondo, soffre di 24 malattie e vive in una villa immensa situata sull’isola di San Giulio, con il suo fidato maggiordomo Anselmo. Nella grande villa, però, vivono altre sei persone il cui compito, tutto il giorno, è ripetere continuamente il nome del barone Lamberto. Delfina, Armando, il signor Giacomini, la signora Zanzi, il signor Bergamini e la signora Merlo, per svolgere tale compito, ricevono un salario altissimo: la continua ripetizione del nome è l’unico meccanismo per tenere in vita il barone Lamberto. Un atto magico messo in pratica dopo aver sentito una profezia da un mago in Egitto; il barone e Anselmo,si erano recati per cercare una soluzione capace di sconfiggere la morte.
La trama di C’era due volte il Barone Lamberto si intensifica quando, come in ogni storia, appare l’antagonista. Non tutti sono felici per la rinnovata giovinezza del barone Lamberto; 24 banditi, tutti di nome Lamberto, sequestrano il barone e chiedono un dispendioso riscatto. Allo stesso tempo c’è Ottavio, nipote di Lamberto e suo unico familiare vivente, che tenta in tutti i modi di studiare un piano per ucciderlo, far ricadere la colpa sui banditi e ottenere l’immensa eredità dello zio.
I messaggi educativi veicolati da C’era una volta il barone Lamberto sono da ricercarsi, specialmente, nei personaggi della storia. Tutta la folla che popola le pagine di C’era due volte il barone Lamberto, interpreta sé stessa: l’autore descrive i personaggi accentuandone le peculiarità , quasi sconfinando nel ridicolo.
Lo stile di Gianni Rodari è contraddistinto da una dote fondamentale dal punto di vista educativo. Nelle descrizioni minuziose in cui tratteggia situazioni e persone, non c’è apparentemente alcun giudizio. Gianni Rodari non sentenzia: è una presenza esterna che si limita a presentare i suoi personaggi senza emettere giudizi.
La peculiarità narrativa è che il giudizio è presente senza essere emesso. I soggetti descritti restano fedeli alla propria ”maschera”, seppur questa risulti ridicola: proprio per i tratti grotteschi e la bizzarria delle azioni narrate, non c’è il bisogno di un’esplicita condanna morale da parte del lettore o dell’autore. La leggerezza delle produzioni di Rodari sta proprio in questo: il mancato giudizio moralistico che dona alle sue opere un tono scanzonato.