Il titolo è abbastanza eloquente: Fedeltà.
E allora ti domandi perché mai Netflix lanci una serie così proprio il 14 febbraio, in pieno San Valentino.
Innanzitutto si ispira all’omonimo romanzo di Marco Missiroli, finalista al 73° Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani, e poi la serie ha un setting completamente diverso dal solito: non ci rifila la prevedibile storia della coppia stanca, o lo stereotipo de “il matrimonio uccide il desiderio”, anzi i due protagonisti, Carlo e Margherita, sono affiatati. Dunque la loro crisi non si spiega o, almeno, non si spiega se uno prende a riferimento il manuale dei cliché amorosi.
Al centro del libro di Missiroli, e di riflesso della serie tv di Netflix, non c’è tanto, o solo, la fedeltà coniugale ma prima di tutto la fedeltà verso se stessi. Quanto rinunciamo a noi stessi pur di dare vita all’idillio coniugale? E nel momento in cui questo si incrina, cosa resta di noi? La domanda non è certo banale…donarsi all’altro implica per forza di cose una rinuncia a qualcosa. Bisogna fare spazio all’altro ed è giusto così.
Rubrica a cura di: Ilaria