Da grande farò… Nail Artist

Quello del nail art è un lavoro che riscuote molto successo nel mondo femminile che a volte per vezzo, altre volte per porre rimedio ad alcuni problemi (come l’onicofagia), ricorrono sempre più spesso a questo tipo di applicazioni per sfoggiare delle mani costantemente in ordine e curate nel minimo dettaglio. L’attività di nail artist, rientra nella più ampia sfera di competenza dell’onicotecnica, ossia di quella professione che si occupa della cura delle unghie e della loro ricostruzione e decorazione. Lavorare in questo settore è tutt’altro che facile, ma andiamo per ordine e cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Per capire come fare per realizzare il nostro sogno, dobbiamo analizzare i problemi esistenti , riferendoci alla figura professionale suindicata: l’onicotecnica.

L’onicotecnica è quella figura professionale che, attraverso l’applicazione di prodotti specifici, si occupa della ricostruzione, applicazione e decorazione di unghie artificiali. Come si può facilmente dedurre dalla definizione appena fornita, la figura dell’Onicotecnico ingloba due fattispecie lavorative ben distinte, ossia:

- Attività di ricostruzione delle unghie;
- Attività di applicazione e decorazione di unghie artificiali (ossia applicazione di specifiche “protesi”, alle unghie con l’unico scopo di addurre un abbellimento al dito senza prevedere alcun trattamento invasivo volto a favorire l’adattamento della protesi al letto ungueale).

In merito alla disciplina di tale attività, la situazione è piuttosto complessa poiché si è ancora sprovvisti di un ordinamento su base Nazionale; ora, infatti, è competenza delle singole Regioni, fornire le linee guida da seguire per esercitare tale attività. Non esiste ancora una regolamentazione della professione, per cui questa è assimilata all’attività di estetista e regolata dalla L. 1/1990.

Paradossalmente, la mera attività di decorazione e applicazione di unghie artificiali, non è soggetta a tale legiferazione e tale professione non richiede alcun attestato, al contrario invece, la ricostruzione delle unghie ricade nella regolamentazione citata e non potendo ovviamente scindere le due attività, se ne deduce che l’attività di onicotecnica (intesa nel suo complesso) è rimessa al rispetto della L.1/1990. Quindi per svolgere l’attività di ricostruzione, applicazione e decorazione di unghie artificiali, si deve avere il diploma di estetista ottenibile mediante frequentazione di apposito corso specifico triennale (della durata di circa 1800 ore) e superamento dell’esame teorico-pratico .

Un’eccezione è rappresentata dalla Regione Lazio, l’unica che prevede un corso regionale finalizzato alla formazione della figura professionale di onicotecnica. Tale corso ha una durata di 200 ore, ha un costo di circa 2.500 euro ed è organizzato da Aziende, Accademie e Scuole che hanno ottenuto l’abilitazione e sono autorizzate al rilascio dell’Attestato Regionale. Poiché ricercando in rete informazioni su questi corsi, capita spesso di leggere che tali attestati sono validi su tutto il Territorio Nazionale, è bene precisare che questi sono riconosciuti esclusivamente per l’apertura di un nail center nel Lazio.

Nella Regione Lazio, ottenendo la qualifica di onicotecnica, è possibile:

- aprire un nail center e avviare un’attività indipendente;
- lavorare presso altri centri specializzati sia come dipendente sia come collaboratrice esterna freelance;
- associarsi con un‘estetista.

Nelle altre Regioni che vincolano a doppio filo quest’attività al conseguimento del diploma triennale da estetista, l’unico escamotage che permette di aprire un centro nails senza conseguire tale qualifica, consiste nel nominare un’estetista diplomata, direttore tecnico del centro.

I principali riferimenti normativi posti in essere finora (ma tutti ancora in fase di approvazione) sono tre:

- Disegno di Legge 911 presentato il 16 luglio 2008
- Proposta di Legge 3116/10 presentata il 12 gennaio 2010
- Proposta di legge 3107/10. Presentata il 13 gennaio 2010

- Il Disegno di Legge 911, (di APNO) si proponeva come fine ultimo quello di regolamentare in modo definitivo la figura professionale di onicotecnica. Peccato che, dopo essere stato presentato nel 2008, attualmente risulti ancora fermo al Senato in attesa di approvazione.

- Nella Proposta di Legge 3107 (di CNA e Confartigianato), sembra non esserci alcun riferimento alla figura di onicotecnico, soltanto addentrandosi nel dettaglio della proposta di legge, si apprende che la figura dell’onicotecnico è contemplata come una delle tante appendici della più ampia professione di estetista.

- La proposta di legge 3116, infine, (di Confestetica) è quella che prende più in considerazione la figura professionale dell’onicotecnica, effettuando una distinzione all’interno dell’attività estetica e ravvisando tre figure ben distinte e separate:

- Estetista professionale;
- Onicotecnico
- Tecnico dell’abbronzatura artificiale.

In riferimento alla figura di onicotecnico, tale proposta di legge prevede:

- il possesso della licenza media;
- il superamento di un corso di 450 ore totali.

Al termine del corso, previo superamento di apposito esame teorico-pratico, la Legge prevede un periodo di praticantato di almeno 3 mesi presso un onicotecnico o un’estetista.
In alternativa, è contemplata la possibilità di seguire un percorso differente, che prevede lo svolgimento di 3 anni di attività subordinata come onicotecnico a tempo pieno e frequentazione di un corso formativo di 200 ore con superamento di esame teorico pratico.

Il praticantato sarà condizione essenziale per ottenere l’iscrizione nell’elenco nazionale degli onicotecnici.

Nonostante la nail art vada molto di moda, la concorrenza in tale ambito è davvero spietata e la mancanza di un regolamento di legge su base Nazionale, favorisce il proliferare dell’abusivismo. Ci sono, infatti, molte onicotecniche che svolgono questo lavoro a nero, applicando tariffe irrisorie e spesso senza aver ricevuto un’adeguata formazione. Tutto ciò ovviamente, va a discapito di chi invece vorrebbe esercitare la propria attività in modo professionale e soprattutto legale. L’unica speranza è che presto il Governo (analogamente a quanto già fatto per i tatuatori) si decida a disciplinare adeguatamente tale professione prevedendo la costituzione di una categoria specifica.

Da grande farò…l’ALLENATORE

Allenatore di calcio: chi è e cosa fa

L'allenatore di calcio è una figura sportiva che si occupa di preparare l'atleta sia fisicamente che mentalmente. Può lavorare in ambito professionale o amatoriale, con adulti o con bambini.

Alcuni dei suoi compiti principali sono:

-Preparare gli atleti

-Dirigere gli allenamenti

-Insegnare tecniche e strategie

-Monitorare la forma fisica dei calciatori

-Motivare gli atleti

-Prendere provvedimenti disciplinari quando necessario

È l'allenatore che sceglie i giocatori da mandare in campo e quelli da lasciare in panchina a seconda del modulo di gioco scelto. Decide anche le sostituzioni da effettuare in corso di gioco, per motivi tattici o dovute a infortuni.

Un altro compito fondamentale dell'allenatore è saper individuare i punti di forza e le debolezze della squadra. Prima di ogni partita, l'allenatore osserva e studia con la squadra l'avversario da affrontare per cogliere le sue fragilità e falle negli schemi di gioco e colpirlo con mosse a sorpresa. Ecco perché spesso l'allenatore richiede sessioni di allenamento a porte chiuse e senza telecamere.

Infine l'allenatore si deve occupare dell'aspetto emotivo e mentale dei membri della sua squadra. Deve trasmettere entusiasmo e sicurezza con incoraggiamenti nei momenti di difficoltà, gratificare per le buone prestazioni e gestire lo stress nello spogliatoio mantenendo un atteggiamento sereno ma autorevole.

Come diventare allenatore di calcio: i passaggi

Se vuoi diventare allenatore di calcio, devi prima capire a che livello vuoi ambire. Per allenare squadre amatoriali, ad esempio nelle scuole di calcio o nelle squadre giovanili che ruotano nei campionati provinciali, serve solo la passione. Non sono richieste né qualifiche, né formazione.

Per allenare squadre giovanili che giocano nei campionati regionali o nazionali, invece, dovrai essere in possesso di un'abilitazione FIGC specifica per le categorie da allenare.

Pre-requisiti: l'esperienza sul campo

Molti pensano che un allenatore debba avere alle spalle un glorioso passato da giocatore, eppure non sono pochi gli allenatori di primo livello che non hanno giocato un solo minuto in una squadra di calcio. Anche se può sembrare strano, avere un passato da calciatore non è uno dei requisiti fondamentali richiesti per conseguire il patentino da allenatore.

Anche se non richiesto, avere esperienza sul campo da gioco aiuta molto. Per accedere ai vari corsi formativi bisogna superare una prima fase di selezione dove i candidati sono valutati in base a delle tabelle a punti che agevolano di molto il curriculum sportivo. Se però non hai esperienza come giocatore, non disperare: puoi raggiungere la graduatoria sfruttando altri canali, come quello della preparazione universitaria in Scienze Motorie a cui abbinare il corso Coni-Figc per istruttori di scuola di calcio.

La formazione universitaria

La formazione universitaria può essere una buona carta da giocare per percorrere la carriera dell'allenamento calcistico. Non solo ti può aiutare a rientrare in graduatoria fornendoti i punti necessari a supplire l'assenza di un'eventuale esperienza di gioco, ma ti fornisce competenze che ti saranno utili sia nei corsi che in futuro, quando praticherai la professione.

I percorsi universitari consigliati per diventare allenatore di calcio sono:

-Scienze delle attività motorie e sportive (L-22)

-Scienze dell'educazione motoria e delle attività adattate (LM-67)

-Scienze e tecniche avanzate dello sport (LM-68)

-Il corso Allenatore Dilettante Regionale (Licenza D)

Dal luglio 2019 è stato abolito il corso UEFA B e al suo posto è stato introdotto il corso Allenatore Dilettante Regionale, che si compone di 120 ore di lezione più tirocinio. Superando questo corso entrerai in possesso della Licenza D, con cui potrai allenare le squadre più acerbe fino alla Serie C femminile o all'Eccellenza maschile.

Per poter allenare i Giovani calciatori dovrai ottenere anche la Licenza C. Le licenze C e D insieme ti permetteranno anche di proseguire nella formazione con il corso di UEFA A. Oltre al pagamento di una quota di partecipazione, i candidati al corso dovranno essere in possesso di alcuni requisiti:

-Un'età minima di 23 anni compiuti

-Residenza nelle province indicate

-Certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica

-Conoscenza della lingua italiana

-Per accedere al corso è necessario anche versare una somma di 660 Euro che include anche la quota d'iscrizione all'Albo dei Tecnici.

-Il corso UEFA Grassroots (Licenza C)

-Il corso UEFA Grassroots C è dedicato alla formazione degli allenatori per i settori giovanili di tutte le categorie (salvo i campionati Primavera). Il corso ha una durata di 124 ore di lezione più tirocinio. Anche per accedere a questo corso sono necessari alcuni requisiti:

-Un'età minima di 18 anni compiuti

-Residenza nella regione in cui ha luogo il corso

-Certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica

-Conoscenza della lingua italiana

-L'accesso al corso prevede il versamento della quota di 720 Euro, anche in questo caso comprensiva dei costi d'iscrizione all'Albo dei Tecnici.

La serie A: corsi UEFA A e UEFA PRO

Se hai grandi ambizioni, è qui che potrai coltivarle. Il corso UEFA A e il corso UEFA PRO si svolgono a Coverciano e si rivolgono esclusivamente alla formazione degli allenatori per le categorie professionali.

UEFA A

Il corso UEFA A dura 192 ore composte in parte da elementi di tattica e in parte da elementi di tecnica. Fra le lezioni troverai materie come psicologia sportiva, metodologia d'allenamento, medicina sportiva, ma affronterai anche tematiche come l'analisi di gioco e lo scouting.

Superando a pieno titolo gli esami finali riceverai il tesseramento di allenatore in seconda per Serie A e Serie B e potrai allenare tutte le formazioni giovanili (incluse le squadre Primavera) e le squadre fino alle Lega PRO (inclusa).

I requisiti per l'ammissione al corso UEFA A sono:

-Un'età minima di 30 anni compiuti

-Essere in possesso del diploma UEFA B

-La quota di iscrizione al corso è di 2500 euro.

UEFA PRO

Il corso UEFA PRO è la vetta del percorso formativo per diventare un allenatore di calcio. Si svolge una sola volta all'anno a Coverciano, fra ottobre e luglio, e ha una durata di 256 ore. Superare quest'ultimo step ti permetterà di allenare qualsiasi squadra calcistica, incluse quelle di Serie A e B. Oltre alle materie di studio, frequentando questo corso potrai fare tirocinio in vere squadre di Serie A e B.

I requisiti per l'ammissione al corso UEFA A sono:

-Un'età minima di 32 anni compiuti

-Essere in possesso del diploma UEFA A

La quota d'iscrizione per il corso UEFA PRO è di 8000 euro. A causa del numero di posti limitati, sarà avvantaggiato chi ha già avuto esperienza come allenatore o i calciatori che hanno giocato in Serie A o B.

Quanto guadagna un allenatore di calcio

Lo stipendio di un allenatore di calcio varia in base alla categoria che ha raggiunto. Un allenatore amatoriale in genere non percepisce una retribuzione, allena su base volontaria e riceve un piccolo rimborso spese tramite il premio di tesseramento annuale.

Come diventare allenatore di calcio: quali caratteristiche deve avere?

Essendo un vero e proprio esempio per i suoi allievi, l'allenatore di calcio deve possedere alcune soft e hard skills ben precise, a prescindere dalla fascia allenata.

Abilità tecniche

Fra le principali abilità tecniche che deve possedere un allenatore di calcio, maturate anche grazie al lungo percorso formativo, ci sono:

Tattica: deve saper disporre i giocatori sul campo e gestire al meglio le scelte del modulo.

Strategia: per raggiungere obiettivi importanti, c'è bisogno di una strategia studiata con competenza e abilità.

Sicurezza: per trasmettere la stessa fermezza anche ai giocatori.

Capacità di adattamento: per rispondere al meglio all'alternanza dei giocatori, ma anche ai cambiamenti del mestiere stesso.

Ambizione e passione: per trasmettere gli stessi sentimenti ai giocatori.

Focus sugli obiettivi: identificare la meta da raggiungere e stabilire con prontezza di spirito il modo ideale per arrivarci.

Abilità emotive

Un buon tecnico di gioco deve essere una persona empatica, un leader, capace di riconoscere le emozioni altrui, paziente nel perseguire i risultati sia a livello dei singoli elementi che di squadra.

Inoltre, fra le qualità più importanti dell'allenatore di calcio c'è la capacità di comunicazione verbale e non verbale. Oltre ai giocatori e alle altre figure del mondo del calcio, l'allenatore può trovarsi in contatto con tifosi, giornalisti e media (anche internazionali) e pertanto deve sapersi esprimere con chiarezza, fiducia e carisma.

Ora che sai come diventare allenatore di calcio, potrai decidere se questo percorso professionale potrebbe fare al caso tuo o no.

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Da grande farò… Revisore contabile

CHI E’ IL REVISORE CONTABILE?

Il bilancio di una società, di un ente o di un’associazione è lo specchio della suo stato finanziario.
Motivo per cui la redazione del suddetto bilancio deve essere accurata, assicurando a tutti i soggetti coinvolti la presenza di un documento che non solo risulti corretto e assolutamente coerente con le leggi e le norme imposte dal fisco, ma anche chiaro e leggibile, dunque trasparente.
Visto che parliamo di un documento molto complesso, la sua analisi spetta ad una figura esperta in materia, che prende il nome di Revisore contabile.
Il Revisore contabile è infatti un consulente esperto in lettura dei bilanci e un profondo conoscitore delle leggi italiane e internazionali.
Il suo intervento viene sempre richiesto per leggere il bilancio di una società, associazione o ente no profit e per dare il suo parere e valutazione ufficiale sul documento, che dovrà poi essere espresso in forma scritta su un ulteriore documento che prende il nome di revisione del bilancio.
Il Revisore contabile, detto anche revisore dei conti valuta i registri contabili e le operazioni finanziarie di società, enti e organizzazioni: ne verifica l’accuratezza, l’aderenza alle normative in vigore e individua eventuali elementi di criticità. Oltre a dare un giudizio sulla redazione del bilancio e sulla conformità delle operazioni finanziarie, il revisore legale può anche fornire indicazioni e raccomandazioni per migliorare le politiche di gestione dell’azienda.
La revisione dei conti (detta revisione legale) assicura la correttezza e l’affidabilità delle comunicazioni finanziarie di un’azienda.
Si tratta di una verifica esterna imposta per tutelare i soggetti (stakeholders) coinvolti nelle attività dell’impresa o interessati ad essa, come dipendenti, azionisti, investitori, fornitori, clienti.

COSA FA IL REVISORE CONTABILE?

Il Revisore contabile si occupa di auditing contabile. Scopo dell’attività di auditing è assicurare che la contabilità aziendale sia in regola con le normative vigenti (compliance audit) e individuare possibili tracce di attività illegali o frodi (fraud audit).
Dopo l’analisi del contesto aziendale, esamina in modo approfondito i rendiconti finanziari, i registri contabili, il bilancio della società (bilancio di esercizio o consolidato), i libri paga, gli inventari e tutti i documenti amministrativo-contabili.
Si concentra anche sull’analisi delle dichiarazioni fiscali e della situazione fiscale nel complesso, per controllare che l’entità delle tasse e dei contributi versati siano corretti.
Il Revisore verifica poi le procedure di controllo interno adottate dalla società, per valutare che siano efficaci per garantire una sana gestione finanziaria.
Se riscontra degli errori contabili o formali nei documenti sottoposti a verifica, il Revisore contabile è tenuto a notificarli tempestivamente alla direzione aziendale per garantire una pronta correzione.
Al termine della revisione dei conti, il Revisore contabile rielabora tutti i documenti e i dati raccolti e prepara un report conclusivo o relazione finale di revisione, in cui presenta le conclusioni dell’analisi e dà un giudizio sul bilancio: ovvero se esso è conforme alle norme che ne disciplinano la redazione e veritiero rispetto alla reale situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda.
Nell’ambito della relazione finale il revisore legale può anche fornire suggerimenti alla direzione aziendale sulle azioni da intraprendere per migliorare la gestione della contabilità.
il Revisore contabile non lavora per il fisco, ma viene assunto dalle stesse aziende o enti o associazioni, al fine di verificare la correttezza del bilancio per assicurare ai soggetti interni all’azienda che tutto è stato svolto correttamente.
Va comunque specificato che la revisione contabile può essere espressamente richiesta dallo Stato, oppure effettuata dall’azienda a titolo di volontarietà, in entrambi i casi, comunque, il revisore contabile deve essere al di sopra delle parti e dotato di una totale integrità, assicurando sempre e comunque una lettura ed una valutazione del bilancio societario che sia imparziale e volta ad assicurare la correttezza formale e legale del documento, oltre alla sua trasparenza.
Inoltre, il revisore contabile ha anche un compito di traduzione, essendo un grande esperto in materia di bilancio, di contabilità e di finanza, sa interpretare un documento complesso come il bilancio e spiegarne con parole comprensibili il suo contenuto.
Dunque è egli stesso un comunicatore, oltre che l’autore della revisione che, come visto, funziona da strumento di comunicazione per l’azienda.
Il Revisore contabile non è un semplice analista del bilancio, ma anche un esperto la cui consulenza può essere richiesta dalle aziende in merito al potenziamento e all’ottimizzazione della loro struttura finanziaria e fiscale.
Questo significa che egli può essere anche interpellato per analizzare l’azienda e i costi della sua supply chain, al fine di abbattere le spese aziendali superflue per ottenere dei migliori risultati in termini economici.
Inoltre, la sua consulenza diviene preziosa anche per la gestione del portafoglio e dunque per le decisioni in merito agli investimenti e ai budget da impiegare in determinate operazioni.

IL REVISORE CONTABILE: JOB DESCRIPTION

Le principali attività svolte da un Revisore contabile sono quindi, in estrema sintesi:

- Pianificare il lavoro di revisione dei conti

- Analizzare il bilancio e le scritture contabili

- Raccogliere dati sulla situazione economica aziendale

- Valutare le procedure di controllo interno

- Verificare l’applicazione delle normative contabili, fiscali e tributarie in vigore

- Segnalare la presenza di errori o incongruenze

- Redigere la relazione finale di Revisione contabile

- Fornire consulenza al management aziendale su possibili azioni migliorative

COME SI DIVENTA REVISORE CONTABILE

Il percorso didattico per diventare Revisore contabile è piuttosto impegnativo.
Questo è dovuto al fatto che questa figura si occupa di un compito molto delicato, dunque deve essere un grande esperto in materie come finanza, contabilità ed economia.
Come sicuramente avrai già intuito, i corsi di laurea ideali per diventare Revisori contabili sono innanzitutto:

- economia e commercio

- economia aziendale

- scienze dell’amministrazione e della consulenza del lavoro

Anche giurisprudenza è una laurea valida.

L’iscrizione all’esame di stato, obbligatoria per diventare Revisori contabili, può essere richiesta in presenza di almeno tre anni di tirocinio svolti presso uno studio di revisione contabile, un ente che si occupa di queste materie o un revisore contabile professionista e già iscritto all’albo.
Il tirocinio è necessario anche per i laureati, solo che nel caso di coloro in possesso di laurea specialistica gli anni diventano due e non più tre.
L’esame necessario per potere richiedere l’iscrizione al Registro dei Revisori Contabili, dunque all’albo ufficiale, viene indetto una volta all’anno ed è composto da due prove, una scritta ed una orale.
L’esame verte su materie quali contabilità, economia aziendale e politica, diritto, gestione delle finanze, statistica, matematica e informatica.
Se l’esame ha esito positivo, il Revisore contabile può richiedere l’iscrizione all’albo e dunque ottenere il permesso per esercitare la professione.

SKILL E COMPETENZE PERSONALI

Ecco quali sono le principali competenze richieste ad un Revisore contabile:
- Conoscenza dei regimi contabili (forfettario, semplificato, ordinario…)

- Conoscenza delle tecniche di analisi di bilancio d’esercizio e consolidato

- Conoscenza dei principi, metodi e tecniche di auditing contabile

- Capacità di analisi di scritture contabili e dichiarazioni fiscali

- Conoscenza degli standard contabili nazionali e internazionali

- Conoscenze di normative, regolamenti e codici in materia di corporate governance

- Doti analitiche

- Serietà, affidabilità e precisione

- Doti comunicative

- Capacità di lavorare in autonomia

Inoltre, un Revisore contabile deve possedere competenze informatiche, necessarie per utilizzare i principali programmi per la gestione della contabilità e software specifici utilizzati per la revisione contabile e legale.
Anche se la normativa in vigore nei diversi Paesi può variare, per esercitare la professione di solito è necessario iscriversi al relativo Albo professionale; in Italia il Registro dei Revisori Legali è istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La professione del Revisore contabile è indicata per chi ha spiccate doti analitiche e spirito investigativo, per analizzare a fondo le diverse situazioni e assicurarsi che la realtà sia quella che appare.
Il mestiere è molto stimolante e dinamico: le società e i bilanci da analizzare sono sempre differenti, con diverse criticità che il Revisore deve affrontare spesso in tempi molto ristretti.

Da grande farò…LA GUARDIA FORESTALE

Se ami la natura e ti piacerebbe svolgere una professione che ti permetta di salvaguardare l'ambiente e le popolazioni delle aree rurali e montane, intervenire in caso di incendi o contaminazioni e proteggere flora e fauna, il lavoro di guardia forestale potrebbe fare per te.

Ma che cosa fa una guardia forestale nello specifico, e quali sono le qualifiche necessarie a intraprendere questa carriera?

Le Guardie forestali si occupano della tutela il patrimonio naturale e paesaggistico italiano, prevengono e reprimono i reati in materia ambientale e agroalimentare.

Si occupano di sorvegliare i Parchi e le Riserve Naturali per proteggere l’ambiente e intervengono nei casi di inquinamento di acque e boschi, incendi, costruzioni abusive e in generale di fronte a tutto ciò che minacci la natura; agiscono anche per salvaguardare gli animali in pericolo o a rischio estinzione oppure in occasione di battute di caccia irregolari.

Il Corpo della Guardia Forestale garantisce inoltre la distribuzione di prodotti agricoli di qualità, reprimendo le frodi in danno alla sicurezza alimentare.

In montagna, le Guardie Forestali sono chiamate a tutelare la sicurezza degli abitanti attraverso la prevenzione del rischio valanghe e il soccorso sulle piste da sci.

Quali sono i suoi compiti

  • Tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.
  • Salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.
  • Sorveglianza dei parchi, delle aree naturali protette e delle 130 riserve naturali dello Stato.
  • Attività di ricerca, conservazione ed educazione ambientale.
  • Attività di prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare.
  • Compiti di polizia venatoria per reprimere il bracconaggio.
  • Azioni di controllo sulla pesca nelle acque interne.
  • Prevenzione e repressione delle violazioni in materia di benessere degli animali.
  • Tutela dell’agricoltura di qualità contro atti o frodi a danno della sicurezza alimentare.
  • Prevenzione del rischio valanghe.
  • Vigilanza e soccorso sulle piste da sci.

Come diventare guardia forestale?
Per accedere al Corpo Forestale dello Stato è necessario superare il concorso pubblico di ammissione ed è possibile poi proseguire il percorso di carriera con gli specifici concorsi interni.

A seconda del ruolo e dell’avanzamento di carriera, sono richiesti diversi percorsi e titoli formativi (licenza media o diploma di scuola superiore o laurea) e differenti addestramenti pratici.

Chi aspira a diventare una Guardia Forestale ama la natura e desidera prestare il proprio impegno a proteggere l’ambiente e chi lo abita. Fra le caratteristiche quasi imprescindibili dei professionisti di questo settore, quindi, va citata senza dubbio la passione per l’ambiente.

Per diventare Guardia Forestale è utile avere riflessi pronti e saper intervenire con efficacia nei casi di emergenza.


Per accedere al Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare è necessario superare i concorsi pubblici per entrare nell'Arma dei Carabinieri. All'interno dei concorsi viene solitamente specificato il numero dei vincitori che saranno formati in materia di sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare, e i candidati hanno la possibilità di indicare la loro preferenza in fase di inoltro della domanda di partecipazione.

Come partecipare al concorso
La domanda di partecipazione a uno di questi concorsi andrà compilata nelle tempistiche corrette. I candidati dovranno compilare tutte le informazioni richieste nel corso della procedura guidata ed essere in possesso dei requisiti necessari per diventare carabiniere.

La selezione si articola in diversi passaggi, che comprendono:

-Una prova scritta, ovvero quiz di cultura generale a risposta multipla
-Prove di idoneità fisica, per verificare che i candidati posseggano i requisiti necessari a espletare i compiti richiesti
-Accertamenti sanitari, che servono a verificare l'idoneità psicofisica dei candidati a prestare servizio nell'Arma
-Accertamenti dell'idoneità attitudinale
-Valutazione dei titoli di studio

Sulla base dei diversi punteggi viene stilata una graduatoria, i cui vincitori vengono ammessi a frequentare il corso formativo per l'ambito a cui saranno stati assegnati (nel caso dei forestali, il corso verterà su sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare).

Una volta entrati a far parte del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, sarà poi possibile intraprendere diversi percorsi di carriera, a seconda dei propri titoli formativi e della propria esperienza.

DA GRANDE FARO’…IL NEUROPSICHIATRA INFANTILE

Il neuropsichiatra infantile è un medico specializzato che si occupa di problematiche psichiatriche e neurologiche nell’infanzia e nell’adolescenza. Presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia è attivo un ambulatorio di neuropsichiatria infantile coordinato dalla dott.ssa Antonella Ciriaco. In questa breve intervista conosciamo meglio la neuropsichiatria infantile come branca della medicina e il professionista che se ne occupa: il neuropsichiatra infantile.

La neuropsichiatria infantile

“La neuropsichiatria infantile è una branca della medicina ed è considerata una disciplina mista, nel senso che si considera una specialità a ponte tra tre diverse aree della medicina: la pediatria, la neurologia e la psichiatria.”

“La pediatria, in quanto è una disciplina che si occupa di bambini e adolescenti, la neurologia in quanto si occupa di patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale e periferico e psichiatria in quanto si occupa di problematiche psichiche e psichiatriche specifiche di questo periodo della vita.”

“Ancora oggi, in Italia, la competenza neurologica infantile e quella psichiatrica infantile sono unite insieme in un’unica figura professionale: il neuropsichiatra infantile.”

“In altri paesi non è più così; ad esempio in Inghilterra esistono due figure differenti. Una specialità si dedica allo studio e alla cura delle malattie neurologiche dell’infanzia, l’altra si concentra invece su problematiche psicologiche e psichiatriche in età evolutiva.”

Il neuropsichiatra infantile

“Per diventare neuropsichiatra infantile c’è una strada lunga e perigliosa da percorrere. Bisogna innanzi tutto laurearsi in Medicina e Chirurgia e poi effettuare una specializzazione specifica in neuropsichiatria infantile (ora la specialità dura 4 anni).”

“Inoltre, una volta specializzati, la formazione deve costantemente continuare… Infatti in Italia i neuropsichiatri infantili si specializzano ulteriormente nel corso della loro carriera e scelgono se approfondire, attraverso la pratica clinica, lo studio e la ricerca, la parte di neurologia infantile oppure quella di psichiatria infantile.”

Neuropsichiatri infantili territoriali e ospedalieri

“C’è poi una ulteriore differenza da sottolineare. I neuropsichiatri infantili si dividono in territoriali e ospedalieri. In genere i neuropsichiatri infantili del territorio tendono ad avere una formazione un po’ più a 360 gradi.”

“Quindi, nonostante si specializzino in una delle due sottocategorie (neurologia o psichiatria), possono incontrare entrambe le tipologie di malattia nei bambini che seguono.”

“I neuropsichiatri infantili ospedalieri devono sempre continuare a mantenere la visione d’insieme dello sviluppo neuropsichico del bambino, ma si occupano in maniera maggiormente specializzata di patologie neurologiche o psichiatriche.”

“Ad esempio un bambino con una diagnosi di malattia rara verrà indirizzato presso un centro specialistico ospedaliero che tratta malattie neurologiche dell’infanzia. Al contrario, un bambino che presenta una diagnosi di autismo più facilmente arriverà all’attenzione di un neuropsichiatra infantile che lavora in un centro specializzato per l’autismo.”

Di cosa si occupa il neuropsichiatra infantile?

“L’ambito della neuropsichiatria infantile è davvero vasto. In passato si era ragionato sul far sparire questa branca facendone assorbire una parte dalla neuropediatria e un’altra parte dalla psichiatria. Ma poi è stato deciso di non farlo.”

“E da neuropsichiatra infantile sono molto d’accordo: la nostra specialità è l’unica che si occupa specificamente dello sviluppo neuropsichico fisiologico e patologico del bambino e dell’adolescente durante tutto il periodo di formazione.”

“Con il progresso della scienza e delle conoscenze mediche sono state individuate numerose patologie in più, sia neurologiche che psichiatriche tipiche dell’infanzia. Queste diagnosi sono diventate davvero tante e c’è bisogno di uno specialista che le riconosca e se ne occupi in modo specifico.”

“Il neuropsichiatra infantile lavora molto spesso a stretto contatto con i pediatri di libera scelta ma con competenze differenti. Il pediatra si occupa della crescita generale del bambino, del suo corretto sviluppo e delle malattie internistiche, come neuropsichiatri infantili ci specializziamo sulle problematiche neurologiche e psichiatriche.”

Quando portare un bambino dal Neuropsichiatra Infantile

“Molti genitori mi chiedono quando è necessario portare il proprio figlio ad una visita specialistica dal neuropsichiatra infantile. A volte infatti alcuni comportamenti dei nostri figli ci possono allarmare o far preoccupare anche se spesso ci troviamo di fronte a reazioni normali o comunque a normali passaggi evolutivi.”

“Sicuramente un aspetto da monitorare è l’intensità e la durata dei sintomi, nonché la compromissione del funzionamento nei diversi contesti di vita che ne può derivare.”

“Reazioni emotive negative ad eventi dolorosi della vita sono normali anche in età infantile. Per fare un esempio, se muore una persona cara e un bambino è triste, questa reazione è normale e fisiologica.”

“Non richiede in genere nessun intervento specialistico. Se invece l’emotività espressa dal bambino è intensa (ad esempio piange spesso), duratura ed inficia la possibilità di andare a scuola o stare con i pari diventa un‘ indicatore della necessità di richiedere un consulto ad un neuropsichiatra infantile.”

Neuropsichiatra infantile a Parma

L’approccio alla cura nell’ambulatorio di neuropsichiatria infantile che coordino presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia a Monticelli Terme, Parma…richiede un importante lavoro di equipe. Spesso infatti il neuropsichiatra infantile si trova a collaborare con altri professionisti della salute mentale come lo psicologo, l’educatore, il logopedista, il tecnico della riabilitazione psichiatrica e l’infermiere. L’approccio alle cure in neuropsichiatria infantile è infatti un approccio sistemico, complesso e multiprofessionale.

La salute psicologica di un bambino dipende soprattutto dai contesti relazionali che vive (la famiglia, la scuola, lo sport etc) e per questo la presa in carico spesso è dell’intero nucleo familiare. I genitori sono coinvolti nella presa incarico per la comprensione del disagio e la guida di eventuali evoluzioni positive.

Da grande farò… Curatore di mostre ed eventi artistici

Il Curatore d’arte si occupa degli aspetti organizzativi di un’esposizione artistica. Ricopre un ruolo di responsabilità nel definire i contenuti dell’evento, scegliendo le opere da esibire e la location.

Tra le attività principali proprie della professione, spiccano:
- Selezione delle opere del progetto espositivo
- Scelta degli impianti espositivi, che possono essere di tipo tradizionale oppure supportati da alta tecnologia
- Ricerca, compilazione e preparazione di informazioni scritte sui cataloghi
- Cura degli aspetti relativi al marketing e alla comunicazione, finalizzati alla promozione dell’evento
- Predisposizione del budget e reperimento delle fonti di finanziamento
- Gestione del personale
- Gestione degli sponsor e degli enti patrocinanti
- Monitoraggio del trasporto delle opere

Il curatore d’arte può essere distinto in due categorie:

- Curatore istituzionale: lavora per conto di istituzioni come musei, gallerie, istituzioni e fondazioni
- Curatore freelance: è una figura simile a quella dell’agente. Investe seguendo le logiche di mercato, promuovendo opere di artisti ritenuti di tendenza e validi dal suo punto di vista
Il curatore d’arte può esercitare la professione a livello autonomo, tramite un committente, o nelle istituzioni museali. Può seguire diverse strategie d’azione: una metodologia pragmatica (basata su un approccio scientifico con riferimento a modelli storici) o idealista (basata su un approccio creativo).

Per quanto riguarda il lavoro, un professionista esperto in curatela può svolgere la sua professione per conto di musei, gallerie, istituzioni e fondazioni culturali oppure può lavorare come freelance.
Nel caso di professioni autonome il curatore si occupa in prima persona di promuovere le opere che, da un suo punto di vista, ritiene valide per le logiche e le tendenze del mercato.

Requisiti. Il presupposto indispensabile per lavorare nel mondo dell’arte come curatore museale è una grande passione per le espressioni artistiche di ogni genere.

Dal punto di vista didattico è fondamentale poter contare su solide basi inerenti alla storia dell’arte.

Dal punto di vista delle capacità e delle attitudini personali sono richieste ottime doti organizzative, comunicative e di coordinamento.

E’ ovvio che per diventare curatore di mostre non basta la passione per l’arte; è necessario acquisire una formazione che includa nozioni teoriche di stampo storico-artistico e competenze tecniche inerenti al marketing, all’architettura, all’interior design, ai modelli e agli strumenti organizzativi europei più innovativi, alla legislazione e alla museologia.
L’esperienza sul campo è sicuramente una delle strade migliori per diventare professionisti appetibili nel mondo dell’arte; trovare un contesto nell’ambito del quale ‘allenarsi’ ad organizzare mostre ed esposizioni non è semplice, soprattutto quando non si possiede una formazione specifica nel settore.

Da grande farò…il BRAND MANAGER

Chi è il Brand Manager?

Il Brand Manager è il professionista che ha la responsabilità di gestire l'immagine di un brand sul mercato, promuovendo azioni che comunichino al meglio la mission, la vision e i valori del brand al target di riferimento.

Cosa deve fare un Brand Manager?

Il brand manager è la persona che ha la responsabilità di sviluppare ed implementare progetti marketing volti ad accrescere l'immagine di un prodotto specifico. Si occupa dell'ideazione, implementazione e gestione del piano di produzione di un prodotto o di una linea di prodotti di una specifica marca.

Quanto guadagna un Brand Manager?

La stipendio media nazionale per la professione di Brand Manager è di €45.427 (Italia). Filtra per località per vedere stipendi del ruolo di Brand Manager nella tua zona. Le stime si basano sull'invio in forma anonima a Glassdoor di 292 stipendi da parte di dipendenti nella posizione di Brand Manager.

Cosa bisogna studiare per diventare Brand Manager?

Per prepararsi a diventare Brand Manager, il percorso preferenziale è costituito da una laurea triennale in Scienze Economiche (L-33) o in Scienze dell'Economia e della Gestione Aziendale (L-18).

Dove studiare brand management?

Migliori università di Comunicazione e marketing del 2022 in Italia: laurea triennale

Università di Milano Bocconi, 109,5 punti.

Università di Trento, 106,5 punti.

Università di Bologna Alma Mater Studiorum, 106 punti.

Università di Trieste, 104 punti.

Università di Bolzano, 103 punti.

Da grande farò… Certificatore Energetico

CHI E’? Il certificatore energetico è l’esperto che si occupa di valutare il fabbisogno energetico degli edifici ed è in grado di fornire consigli per migliorare l’efficienza energetica in termini di risparmio e/o di prestazioni. Egli, infatti, aiuta a stabilire gli interventi di riqualificazione energetica di un immobile, ma anche a conoscerne le caratteristiche in relazione ai consumi. Ecco perché è una figura molto richiesta.

QUALI SONO I TITOLI NECESSARI PER DIVENTARE CERTIFICATORE ENERGETICO? Questa professione è regolata dalle normative di carattere regionale, nelle regioni che hanno una legislazione in materia, mentre per quelle sprovviste di apposita normativa, viene regolata dalla legislazione nazionale. I requisiti richiesti per svolgere la professione di certificatore energetico sono specificati nei commi del DPR 75/2013.
Per lavorare come certificatore energetico occorre avere uno dei seguenti titoli:
laurea magistrale conseguita in una delle seguenti classi: LM-4, da LM-22 a LM-24, LM-26, LM-28, LM-30, LM-31, LM-33, LM-35, LM-53, LM-69, LM-73;
• laurea specialistica conseguita nelle seguenti classi: 4/S, da 27/S a 28/S, 31/S, 33/S, 34/S, 36/S, 38/S, 61/S, 74/S, 77/S;
• laurea conseguita nelle seguenti classi: L7, L9, L17, L23, L25;
• laurea conseguita nelle classi: 4, 8, 10, 20;
• diploma di istruzione tecnica, settore tecnologico, in uno dei seguenti indirizzi: indirizzo C1 meccanica, meccatronica ed energia, indirizzo C3 elettronica ed elettrotecnica;
• diploma di perito industriale in uno dei seguenti indirizzi specializzati: edilizia, elettrotecnica, meccanica e termotecnica;
• diploma di istruzione tecnica, settore tecnologico indirizzo C9 costruzioni, ambiente e territorio;
• diploma di istruzione tecnica, settore tecnologico indirizzo C8 agraria, agroalimentare e agroindustria;
• laurea magistrale conseguita in una delle seguenti classi: LM-17, LM-20, LM-21, LM-25, LM-27, LM-29, LM-32, LM-34, LM-40, LM-44, LM-48, LM-54, LM-60, LM-74, LM-75, LM-79;
• laurea specialistica conseguita nelle seguenti classi: 20/S, 25/S, 26/S, 29/S, 30/S, 32/S, 35/S, 37/S, 45/S, 50/S, 54/S, 62/S, 68/S, 82/S, 85/S, 86/S;
• laurea conseguita nelle seguenti classi: L8, L30, L21, L27, L32, L34, L35;
• laurea conseguita nelle classi: 7, 9, 16, 21, 25, 27, 32;
• diploma di istruzione tecnica, settore tecnologico.
Inoltre, un certificatore energetico deve essere iscritto ai relativi ordini e collegi professionali ed essere abilitato all’esercizio della professione relativa alla progettazione di edifici e impianti asserviti agli edifici stessi, nell’ambito delle specifiche competenze a esso attribuite dalla legislazione vigente.

COME DIVENTARE CERTIFICATORE ENERGETICO? Occorre frequentare dei corsi di formazione di almeno 64 ore sulla certificazione energetica degli edifici, che spesso sono finanziati dalle regioni e si svolgono presso università o enti abilitati. Dopo aver seguito il corso, che in genere dura dalle 70 alle 80 ore, e aver superato il relativo esame finale, è necessario iscriversi all’Albo dei Certificatori Energetici.
Il decreto 75/2013 riporta i contenuti minimi e la durata minima dei corsi di formazione per i tecnici abilitati alla certificazione energetica. A livello nazionale, i corsi possono essere tenuti da università, organismi ed enti di ricerca, consigli, ordini e collegi professionali autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico. A livello regionale, invece, i corsi di formazione possono venire organizzati dalle Regioni o dalle Province autonome, o comunque da soggetti con competenza specifica e autorizzati dalle locali Amministrazioni. I corsi di formazione per diventare certificatore energetico devono comprendere i seguenti moduli o argomenti:

  • Legislazione e norme tecniche;
  • Bilancio e prestazione energetica di un edificio;
  • Analisi tecnico-economica degli investimenti;
  • Involucro edilizio e sua ottimizzazione;
  • Impianti termici e relative tecnologie;
  • Utilizzo e integrazione delle fonti rinnovabili;
  • Comfort abitativo;
  • Diagnosi energetica degli edifici e relativi esempi.

COSA FA IL CERTIFICATORE ENERGETICO? Il certificatore energetico è un tecnico abilitato alla progettazione di edifici e impianti. Può operare sia in veste di dipendente di enti, organismi pubblici o società private, ma anche come libero professionista. Come abbiamo visto la sua attività e la sua figura professionale sono riconosciute in un apposito albo. Si tratta di un professionista competente in materia di efficienza energetica, che si occupa della certificazione delle prestazioni degli edifici. Il certificatore energetico è un esperto nella valutazione del fabbisogno energetico e nella conoscenza degli indici energetici.

Da grande farò…l’EDUCATORE DIGITALE

La figura professionale dell’Educatore Digitale rappresenta un docente che ha competenze in fatto di tecnologia ed innovazione ed è in grado di insegnare tali materie ai bambini e ragazzi.

Parlare di Digital Education dunque significa andare oltre le funzionalità dello strumento e prendere in considerazione tutte le componenti e le caratteristiche di un sistema comunicativo entro cui lo strumento possa essere utilizzato, analizzando le relazioni delle stesse sia rispetto alle opportunità di apprendimento individuale degli studenti, sia in termini di strategia didattica per innovare i metodi di insegnamento, alla luce delle forti stimolazioni metacognitive che i media continuamente sollecitano nelle nuove generazioni.

Il mondo della formazione è in continua evoluzione e le competenze digitali necessarie per accedere al mondo del lavoro sono aumentate, così come gli strumenti tecnologici e digitali che facilitano l’apprendimento e favoriscono l’accesso a più ambiti di specializzazione si sono moltiplicati nel tempo.

La diffusione del Covid-19 ha dato una spinta all’evoluzione verso la digitalizzazione e ha favorito la promozione della Digital Education, rendendo più reale e tangibile la prospettiva di un mondo in cui la formazione risulta più orientata all'acquisizione di competenze digitali, più flessibile e meno dipendente dalla fisicità.

La Digital Education si può definire come l’uso innovativo di strumenti e tecnologie digitali durante il processo di insegnamento e apprendimento. Essa offre l’opportunità di realizzare un percorso di apprendimento coinvolgente, orientato all’acquisizione di competenze ritenute ormai necessarie dal mondo del lavoro.

Cosa fa l'educatore digitale?

L'educatore digitale è un insegnante, un formatore, con competenze in fatto di tecnologia e innovazione, il quale è in grado di insegnare tali materie a un’ampia platea (ragazzi, studenti, lavoratori).

Esperto di educazione, ha il principale compito di trasmettere competenze in ambito digitale e consapevolezza nell’utilizzo dei più diffusi strumenti tecnologici (hardware e software). In particolare, tra i suoi principali compiti troviamo:

  • Gestire tutto il ciclo di vita di un progetto formativo, dalla progettazione alla sua conclusione.
  • Progettare e utilizzare strumenti di valutazione per gli studenti.
  • Conoscere e usare le tecnologie a supporto della formazione.
  • Realizzare programmi formativi in linea con i trend tecnologici, digitali e relativi alle competenze più richieste dalle aziende.

Quali sono le sue competenze?

L'educatore digitale possiedei un background umanistico e conoscenze in ambito tecnologico e digitale: conosce e utilizza approcci e strumenti per l’insegnamento delle materie digitali a un pubblico eterogeneo. E' un esperto in ambito di formazione ed educazione con un mix di abilità tecniche e soft skill, quali:

  • Digital Mindset.
  • Digital literacy3.
  • Capacità di individuare Digital learning solutions.
  • Digital storytelling.
  • Critical thinking.
  • Saper usare il coding come strumento per la formazione.
  • Saper utilizzare le principali piattaforme web per la comunicazione.
  • Saper utilizzare i principali software per l'apprendimento online.
  • Saper individuare le key soft skill del momento e saperle trasmettere agli ascoltatori.
  • Saper creare contenuti dei corsi didattici in diversi formati: pagine HTML, animazioni 2D o 3D, contributi audio, contributi video, simulazioni, esercitazioni interattive, test…

Come diventare educatore digitale?

Esistono corsi, anche universitari, volti a formare gli educatori o gli insegnanti, potenziando questo aspetto del loro lavoro, formando le conoscenze teoriche e sviluppando le competenze pratiche necessarie per operare nei contesti educativi e formativi digitali. Alla fine di questi percorsi formativi si diventa educatori digitali o animatori digitali per le scuole.

Da grande farò…lo PSICHIATRA

Come diventare psichiatra: il percorso da seguire

Pensate di avere la stoffa per diventare bravi psichiatri? Pensate di essere all’altezza delle situazioni di sofferenza mentale e psicologica e pensate di riuscire ad aiutare chi ne soffre? Se pensate di avere tutte le carte per farlo, continuando a leggere scopriremo insieme il percorso di studi da affrontare per poter diventare un bravo psichiatra e scopriamo di cosa si occupa nello specifico. La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio sperimentale, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali. La psichiatria è orientata verso l’identificazione del disturbo mentale o psicologico come derivante da un funzionamento anomalo a livello fisiologico del sistema nervoso centrale seguendo una prassi ad ottica strettamente scientifico-materialista, oltre all’intervento di tipo farmacologico. Ma continuiamo scoprendo la formazione professionale da intraprendere per diventare psichiatri e scopriamo cosa fa nello specifico.

Percorso di studi

Per essere psichiatri bisogna prima di tutto diventare medici. Un buon punto di partenza allora può essere il liceo scientifico, anche il liceo classico è considerato una valida soluzione per affrontare una facoltà impegnativa come Medicina e Chirurgia. Questo corso universitario è a numero chiuso, dura 6 anni e prevede lo svolgimento di un tirocinio post laurea della durata di 6 mesi. Al termine del tirocinio è quindi richiesto di sostenere e superare l’esame di stato, titolo che dà diritto all’iscrizione all’Albo provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Una volta che si è diventati medico chirurgo è quindi possibile iscriversi a una scuola di Psichiatria. Tali classi di studio hanno durata variabile di 4/5 anni e formano gli studenti tanto da un punto di vista teorico che pratico, rilasciando infine il titolo di Specialista in Psichiatria, fondamentale per svolgere attività professionale nei Dipartimenti di Salute Mentale.

Cosa fa

Lo psichiatra è un medico con una specializzazione specifica nell’ambito dei disturbi e delle patologie mentali ed esercita la sua attività privilegiando un approccio medico-farmacologico, cui fa seguito uno di tipo terapeutico (che può praticare autonomamente, in quanto abilitato all’esercizio della psicoterapia, oppure affidare a un consulente esterno). Lo psichiatra può lavorare presso strutture pubbliche e private. L’inserimento nell’organico delle prime avviene tramite concorso, mentre con le seconde può collaborare in qualità di dipendente assunto oppure di consulente esterno. Come libero professionista lo psichiatra può avere un proprio studio e prestare consulenza presso diverse realtà, tra cui centri di salute mentale, centri diurni, comunità riabilitative residenziali, servizi per la cura delle tossicodipendenze, dei problemi alimentari, dei disturbi di bambini, adolescenti, adulti, anziani e famiglie.