Il mondo del lavoro ricerca…L’ADDETTO ALLE PULIZIE

Come diventare addetto alle pulizie: competenze e requisiti

L'addetto o addetta alle pulizie si occupa della pulizia di ambienti di lavoro, spazi pubblici o abitazione private. Le principali mansioni possono includere pulire, fare il bucato, passare l'aspirapolvere, mettere in ordine e molto altro. Sapere di più sul ruolo di addetto o addetta alle pulizie ti aiuterà a capire se questa professione fa al caso tuo. In questo articolo vedremo come diventare addetto alle pulizie, quali sono le competenze e mansioni richieste, quanto si guadagna e come trovare lavoro in questo settore.

Addetto alle pulizie: cosa fa?

L'addetto o addetta alle pulizie svolge un ruolo fondamentale nel mantenere puliti e ordinati gli spazi di lavoro o abitativi. Questa figura si occupa di pulire e igienizzare pavimenti, superfici, vetri, arredi e sanitari, e in alcuni casi anche di gestire il riciclo dei rifiuti. Inoltre, è responsabile della manutenzione dei propri strumenti di lavoro.

Come diventare addetto alle pulizie

Di seguito elenchiamo una serie di passi e consigli che potrai seguire per diventare addetto alle pulizie.

Frequenta un corso specifico

Nonostante non vi sia un percorso formativo preciso per diventare addetto alle pulizie, è possibile frequentare corsi specifici per pulizie. Alcune aziende possono infatti richiedere una certificazione che dimostri il possesso delle competenze e della formazione necessarie per svolgere il lavoro in maniera sicura ed efficiente.

Accumula esperienza

L'esperienza è il miglior maestro. Puoi iniziare a fare pratica lavorando alla pulizia di case o uffici dei tuoi amici e parenti, che potranno anche scriverti lettere di referenze. In questo modo potrai imparare le diverse tecniche di pulizia, familiarizzare con i vari attrezzi del mestiere e capire quali sono gli standard di pulizia richiesti dai clienti.

Crea un curriculum

Prepara un curriculum dedicato in cui includi tutte le esperienze lavorative pertinenti e le certificazioni che possiedi. Assicurati di mettere in evidenza le tue competenze in ambito di pulizia, la tua affidabilità, la tua precisione, le tue doti organizzative e la tua flessibilità oraria.

Inizia a candidarti

Una volta completati i passaggi appena citati, potrai candidarti per le posizioni che ti interessano di più. Ricorda di prepararti per i colloqui mettendo in evidenza le tue competenze, la tua esperienza e la tua passione per il lavoro.

Competenze e qualifiche dell'addetto alle pulizie

Oltre all'esperienza pratica, ci sono una varietà di abilità e qualifiche che possono migliorare le tue prospettive di carriera. Di seguito riportiamo un elenco delle principali qualifiche e competenze da addetto alle pulizie.

Resistenza fisica

Fare le pulizie è un lavoro fisicamente impegnativo. Pertanto, è importante avere una buona resistenza fisica. Questo comporta la capacità di stare in piedi, camminare e stare piegati per lunghi periodi di tempo, così come la forza fisica necessaria per sollevare oggetti pesanti.

Attenzione ai dettagli

Per svolgere al meglio questo lavoro è importante avere un occhio per i dettagli ed essere in grado di prestare attenzione anche alle aree nascoste o dimenticate di case e uffici, garantendo che lo spazio sia pulito e igienizzato a fondo, senza dimenticare nessuno scaffale, muro o angolo.

Affidabilità e flessibilità

All'addetto o addetta alle pulizie può essere chiesto di lavorare in orari diversi e irregolari, incluse notti, weekend e giorni festivi. L'affidabilità e la flessibilità sono quindi delle caratteristiche importanti in questa professione.

Stipendio medio e prospettive lavorative

Lo stipendio di addetto alle pulizie può variare in base a diversi fattori, tra cui l'esperienza, le certificazioni e le referenze, ma anche la località e le dimensioni dell'edificio o della casa in cui si lavora. In Italia, un addetto o un'addetta alle pulizie guadagna in media 12.400 € all'anno. Il ruolo di addetto alle pulizie esiste da sempre ed è necessario in diversi contesti: uffici, case private, edifici industriali e commerciali, ristoranti e hotel, nonché in luoghi pubblici come scuole, ospedali e musei. Si tratta quindi di un lavoro la cui domanda è costante e che garantisce a chi lo svolge una certa flessibilità, con la possibilità di scegliere tra un'occupazione part-time o a tempo pieno, in proprio o presso un'azienda. Puoi farti un'idea delle opportunità di lavoro attualmente disponibili dando un'occhiata alle offerte per addetto alle pulizie su Indeed. Per quanto riguarda le prospettive di carriera, dopo aver accumulato una certa esperienza è possibile diventare supervisore delle pulizie o ricoprire il ruolo di custode. Le retribuzioni indicate riflettono i dati riportati su Indeed Stipendi nel momento in cui questo articolo è stato redatto. Le cifre possono variare in base all'azienda, alla zona, all'esperienza e alla formazione dei candidati.

Il mondo del lavoro ricerca… CAMERIERE

CHI E’ IL CAMERIERE?
Il cameriere è una figura professionale un po’ particolare, molto di più di quello che si è abituati a pensare. Chi svolge questo mestiere non può farlo in maniera standard in tutti i posti in cui presta la sua opera e chi fa parte di uno staff di camerieri deve conoscere il contesto in cui lavora, sapendosi quindi adattare alle varie situazioni e alle regole di comportamento che queste richiedono.


Per spiegare meglio il concetto appena descritto basti pensare che un cameriere che lavora in pizzeria sicuramente avrà un comportamento differente rispetto ad una figura che lavora presso un ristorante stellato.
Ovunque si lavori però, il cameriere fa da tramite fra i clienti e la cucina, è il primo volto del locale che appare, ma allo stesso tempo è anche il mezzo che deve trasmettere quello di cui la cucina necessita, andando magari a cercare di indirizzare le ordinazioni per rendere più agevole il compito di uno chef.
Il cameriere è anche un soggetto che deve essere in grado di comunicare tutto quello che avviene in cucina e deve essere preparato per quanto riguarda ciò che il locale ha da proporre.
Deve essere in grado di mettere a proprio agio i clienti, farli sentire i benvenuti e a volte come se fossero a casa o per lo meno in un luogo familiare, deve essere cortese e accontentare le richieste degli avventori, ovviamente nell’ambito delle sue possibilità, e far sentire tutti coccolati e anche un po’ viziati.
Il suo obiettivo è quindi prendersi cura dei clienti in modo da invogliare a tornare più volte nel locale.


CHE COSA FA UN CAMERIERE?
Un cameriere deve essere in grado di rispecchiare i principi e i valori del ristorante; queste figure devono essere in grado di avere molta resistenza, stare molte ore in piedi, avere molte resistenza mentale e un’alta sopportazione allo stress.
Deve essere una persona positiva, competente, la figura di riferimento del cliente nonché il suo interlocutore; deve essere cortese, disponibile e rispecchiare l’immagine del locale.
I compiti di un cameriere quando il ristorante è aperto sono molteplici.
1) Accogliere i clienti e accompagnarli al tavolo. Accogliere un cliente dopo essere entrato nel locale vuol dire chiedergli se hanno prenotato e a che nome e, nel caso di risposta negativa, chiedere in quante persone vogliono mangiare e verificare la disponibilità o meno di un tavolo.
Dopo essersi assicurati della possibilità di far accomodare i clienti è premura di un cameriere accompagnare i clienti al loro posto, dargli il menù e informarsi se qualche commensale può avere o meno allergie o intolleranze particolari.
2) Prendere le ordinazioni e comunicarle alla cucina. In questa parte del lavoro, è importante che un cameriere dimostri la sua preparazione riguardante il menù descrivendo tutti gli ingredienti che compongono i piatti e deve essere in grado di comunicare tempestivamente nel caso in cui venga a mancare un ingrediente o un piatto dal menù. Un professionista competente oltretutto deve essere in grado di prendere le giuste comande, utilizzando i mezzi tradizionali oppure le nuove tecnologie di gestione degli ordini.
Per ultimo il cameriere deve servire i piatti al tavolo e sparecchiare la tavola.
Si ricorda che nel caso in cui si lavori per un ristorante di un certo livello, è importante tener conto delle regole del galateo che permetteranno al luogo in cui si lavora di mantenere un certo tono e rigore.
Se si lavora in posti più informali e alla mano è comunque necessario seguire delle precise regole, ma non sarà necessario conoscere tutte le regole dell’etichetta, ma rimane fondamentale seguire le regole della buona educazione.
3) Prendersi cura dei clienti. Il cameriere non deve mai far sentire abbandonati i commensali; ogni tanto è bene che un cameriere vada ai tavoli a lui assegnati per chiedere ai clienti se hanno bisogno di qualcosa, se va tutto bene o se può fare qualcosa per loro.
Attenzione però perché queste accortezze devono essere fatte nei momenti giusti, in modo da lasciare privacy ai commensali e non farli sentire a disagio o sotto pressione.
4) Essere in grado di concludere le portate al tavolo. Questo genere di servizio viene generalmente effettuato dai ristoranti più lussuosi e richiede una preparazione specifica ed adeguata.
Ciò che normalmente si intende come conclusione della preparazione di un piatto al tavolo significa effettuare delle mansioni che sono necessarie per servire al meglio il piatto ordinato: in questo specifico caso rientrano azioni, come pulire un pesce intero davanti ai commensali, ma anche “flambare” (sfumare il cibo con fiamma libera) particolari pietanze che prevedono questa preparazione sul finire della ricetta oppure dare fuoco alla superficie della creme brulè o la crema catalana per caramellare gli zuccheri in superficie.
5) Consegnare il conto. Richiedere il conto può essere fatto dal cliente tramite un semplice gesto della mano oppure tramite una richiesta esplicita al cameriere. Un professionista che si rispetti, prima di portare uno scontrino a qualsiasi tavolo, deve controllare che lo scontrino contenga le comande corrette e non abbia più o meno voci del dovuto. Sia la consegna che la ripresa dei contanti al tavolo deve essere fatta con discrezione per non mettere a disagio il cliente e porre attenzione a dare il giusto resto nel caso in cui si paghi in contanti.
6) Organizzazione del servizio. Ovviamente ci sono altre mansioni che un cameriere deve svolgere nell’ambito delle sue competenze. Quando il ristorante è chiuso, prima dell’apertura serale, un cameriere deve essere sul posto di lavoro prima dell’apertura delle porte, deve assicurarsi dell’igiene del locale, preparare i tavoli e la mise en place, prendere le prenotazioni dei tavoli qualora un cliente chiamasse per fermare un tavolo. Una volta chiuso il locale invece, un cameriere avrà il compito di lavare i pavimenti, sparecchiare gli ultimi tavoli, portare le posate e tovaglie sporche in cucina ed eventualmente dare una mano a chiudere la cucina e l’intero locale.

LE TIPOLOGIE DI CAMERIERE
I camerieri possono lavorare in più luoghi di lavoro come i ristoranti stellati, le tavole calde, gli agriturismi, le pizzerie, etc.
Esistono però altre tipologie di camerieri che non per forza devono lavorare nei luoghi in cui si svolgono solamente il servizio pomeridiano o serale di ristorazione.
Le principali tipologie di cameriere sono quindi:
1) Cameriere presso bar. Questa è la probabilmente più semplice da imparare. Le principali mansioni sono quelle che prevedono la preparazione delle bevande e delle pietanze molto semplici (ad esempio un toast) e servirle ai tavoli. Il mood di chi lavora per questa tipologia di locali dev’essere allegro, simpatica, sempre con il sorriso e conviviale; non ci sono particolari regole da seguire per quanto riguarda il servizio, di certo deve essere eseguito con garbo ma per lo più si devono seguire le regole dell’educazione e del buonsenso e non quelle dell’etichetta.
2) Cameriere di sala. Può lavorare sia a pranzo che a cena; è la tipologia di professionista che è stata per lo più descritta finora e solitamente lavora presso i ristoranti, le pizzerie e anche negli alberghi.
In base alla tipologia di ambiente deve essere in grado di adattarsi anche al tipo di clientela; un cameriere che prende servizio presso un ristorante a cinque stelle, oppure presso la sala di un hotel di lusso, deve essere in grado di rispecchiare lo stile del luogo in cui si trova. Tutto parte dall’aspetto fisico; curato, posato, garbato. Deve vestirsi in maniera consona e deve saper trattare con un certo tipo di clientela; fra i compiti a lui assegnati, deve essere in grado di leggere le regole dell’etichetta e comportarsi di conseguenza. Un professionista deve essere in grado di leggere ciò che un commensale vuole comunicare semplicemente da come le posate vengono posizionate sul piatto, deve conoscere le modalità con cui servire le pietanze, versare il bicchiere; deve essere discreto, disponibile e deve essere in grado di comportarsi.
Mentre un cameriere di sala di un ristorante prende servizio solamente a pranzo o a cena, o entrambi i momenti, un cameriere di hotel può anche prendere servizio la mattina, per l’orario di colazione.
3) Cameriere sulle navi da crociera. I compiti svolti da un cameriere da crociera sono praticamente gli stessi di un cameriere di sala; deve svolgere servizio durante la colazione, pranzo e cena e ovviamente tutte le fasi che precedono e antecedono i pasti. Ciò che deve avere in più un cameriere da crociera rispetto agli altri è sapere più lingue possibili, in modo da comunicare e mettere a proprio agio la maggior parte di clienti e soprattutto deve essere in possesso del libretto di navigazione, senza il quale non gli sarebbe nemmeno consentito di salire a bordo. Questo attestato gli permette di intervenire sulla nave in caso di bisogno di un primo soccorso.
4) Cameriere ai piani. Il cameriere ai piani è una tipologia di professionista che lavora per lo più nelle strutture alberghiere. I suoi servizi sono richiesti normalmente in alberghi di lusso, per cui è importante che sia una figura estremamente discreta ma efficiente. Le sue mansioni sono molteplici come pulire e rifare le camere degli ospiti, dare informazioni sull’hotel se richiesto, soddisfare le richiesta dei clienti (soprattutto se sono dei personaggi di spicco), supportare il personale della lavanderia e mantenere l’ordine nei piani.
5) Cameriere in case private. Nello specifico caso parliamo di maggiordomi e camerieri che lavorano nelle casa di privati. Queste figure hanno il compito di provvedere all’ordine della casa, i servizi domestici a 360° e che tutto quello che concerne al funzionamento della casa fili liscio.

COME DIVENTARE CAMERIERE?
Possono esserci più strade per intraprendere questa professione.
Se l’obiettivo è quello di guadagnare qualche soldo in più, arrotondare le proprie entrate e imparare un mestiere, allora il miglior consiglio che si può dare è quello di trovare una sorta di secondo lavoro e fare esperienza. Lavorare all’interno di una pizzeria non richiede delle particolari conoscenza delle buone maniere e dell’etichetta, ma ci si deve servire per lo più di buona volontà, resistenza allo stress e voglia di lavorare.
Se invece si desidera lavorare in grandi ristoranti la questione è leggermente differente. Si consiglia di frequentare una scuola alberghiera, prestare molta attenzione alle lezioni di sale e ottenere un diploma dell’Istituto alberghiero; nel caso in cui si decida di intraprendere questa professione in età leggermente più avanzata, allora si potranno seguire dei corsi specifici per diventare cameriere per grandi ristoranti e alberghi.
In questi corsi si imparerà a comportarsi con garbo, a seguire le buone maniere, imparare a leggere i segnali dei clienti, a consigliare le pietanze ai commensali indecisi, versare le bevande nella maniera corretta, etc.
Per completare il proprio percorso si deve trovare un luogo disposto a mettere in pratica tutto ciò che si è imparato durante il corso e diventare un cameriere professionista impeccabile.

Il mondo del lavoro ricerca…il barista

Il barista svolge la sua professione presso i bar di ogni dimensione e tipologia e tutte le strutture ricettive per le vacanze (alberghi, campeggi, villaggi turistici, navi da crociera); può lavorare come dipendente presso locali gestiti da altri o come titolare all’interno del proprio esercizio.
Può anche essere chiamato “a prestazione” come personale di rinforzo solo per limitati periodi (per esempio in alta stagione o nel week-end) o in occasione di eventi particolari.

Una volta acquisita una buona esperienza professionale sul campo, molti baristi dipendenti decidono di mettersi in proprio, aprendo un locale di loro proprietà o anche prendendo in gestione un’attività già avviata.

Cosa fa

ll barista si occupa di preparare e servire alla clientela caffè, cappuccini, the, bevande e piatti caldi e freddi, all’interno di un bar. Il Barista al pari di Barman e Bartender è un professionista del Bar addetto al servizio di preparazione e mescita di bevande, ma in Italia è spesso associato ai tradizionali Bar che svolgono principalmente servizio caffetteria, quantomeno nella fascia mattutina e pomeridiana (e spesso notturna, con le colazioni al rientro dalle serate).

Nello specifico si occupa di:

-a inizio e fine giornata eseguire il controllo generale dei servizi di apertura e chiusura del locale e verificare la pulizia;
-preparare i tavoli e gli arredi del locale;
-rifornire i frigoriferi e collaborare all’immagazzinamento delle merci in arrivo;
-accogliere i clienti e presentare loro le caratteristiche delle bevande e del menù;
-preparare e servire caffè, cappuccini, bevande e aperitivi, panini, torte, brioche, pasticcini, gelati e snack di ogni genere;
-è responsabile del servizio di un certo numero di tavoli a lui assegnati;
-prendere nota delle ordinazioni e provvedere a servire;
-rispondere alle varie esigenze dei clienti, cercando di intervenire quando si verificano inconvenienti;
-preparare il conto e riscuotere il dovuto corrispettivo.

Qualora sia il titolare/gestore del locale, si occupa degli aspetti amministrativi come la conduzione del magazzino e degli acquisti, il coordinamento dei dipendenti, prestando la massima attenzione alle nuove tendenze del settore.

Competenze

Le competenze teoriche e pratiche sono indispensabili per la preparazione di tutte le varietà di prodotti accennate fin qui. Dietro ogni cappuccino, ogni caffè espresso o cold brew c’è una scienza fatta di granulometrie, pressioni, temperature, conservazioni. Parametri fondamentali per la qualità dei prodotti. Non c’è spazio per l’improvvisazione, anche perché un barista a volte si ritrova a lavorare a ritmi elevati. L’unico modo per essere davvero multitasking e conservare allo stesso tempo la qualità, è avere un metodo ed allenare la propria manualità.

Ecco alcune delle competenze richieste:

-Conoscenza di una o più lingue straniere
-Conoscenza delle procedure di preparazione delle bevande e degli alimenti
-Conoscenza delle norme sull’igiene in locali pubblici
-Conoscenze in campo enologico
-Conoscenza delle classificazioni delle bevande (di cui deve conoscere le diverse tipologie) e delle relative modalità di servizio
-Conoscenza delle tecniche di miscelazione delle bevande (preparazione di cocktail)
-Conoscenze amministrative, di contabilità, e di gestione del magazzino (qualora sia il titolare/gestore del locale)
-Capacità di gestione degli ordini

A cui si aggiungono altre competenze trasversali:

-Capacità comunicative
-Capacità relazionali (empatia)
-Orientamento al cliente/utente
-Autocontrollo/resistenza allo stress
-Spirito d’iniziativa
-Resistenza fisica

Formazione

Per svolgere la professione di barista è sufficiente il possesso della licenza media, in quanto, presso molte aziende ristorative, la formazione avviene per lo più sul luogo di lavoro.
In genere il titolo di studio richiesto per lo svolgimento di questa professione è la qualifica professionale o il diploma, meglio se conseguito presso un istituto professionale a indirizzo servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera.
È possibile frequentare corsi di formazione per aggiornare e perfezionare le abilità e conoscenze.

Il mondo del lavoro ricerca…Addetto alla Logistica

Descrizione

L’addetto alla logistica è la figura professionale che si occupa di gestire lo smistamento, la movimentazione e lo stoccaggio delle merci, amministrando il magazzino e i relativi flussi informativi.

Cosa fa

  • Gestisce i rapporti con clienti e fornitori
  • Verifica i quantitativi di merce in ingresso o in uscita
  • Organizza le spedizioni seguendo le adeguate normative e procedure amministrative, fiscali e doganali
  • Redige e supervisiona i documenti di trasporto, di acquisto e di vendita
  • Predispone le liste di carico
  • Organizza gli stoccaggi in magazzino
  • Compila gli inventari
  • Gestisce i reclami su eventuali mancanze o problemi nel trasporto o conservazione della merce

Competenze tecniche

  • Conoscenza della lingua inglese
  • Conoscenza dei software specifici di gestione logistica
  • Conoscenza delle tecniche di organizzazione di un magazzino
  • Conoscenza delle modalità di gestione dei flussi di merce in entrata e in uscita
  • Conoscenza delle principali attrezzature e dei mezzi per la movimentazione di materiali
  • Conoscenza della normativa doganale
  • Conoscenza della normativa sui trasporti
  • Capacità di organizzare le spedizioni seguendo specifiche procedure amministrative, fiscali e doganali
  • Capacità di redigere documenti di trasporto, acquisto e vendita e di compilare inventari
  • Capacità di gestire i reclami

Competenze trasversali

  • Capacità organizzative
  • Orientamento ai risultati
  • Cooperazione e lavoro di gruppo
  • Capacità di risoluzione dei problemi
  • Capacità relazionali (empatia)
  • Raccolta e gestione delle informazioni

Formazione

Per svolgere la professione di addetto alla logistica è necessario possedere un diploma di scuola superiore, preferibilmente a indirizzo trasporti logistica, che può essere integrato da uno specifico corso di specializzazione post-diploma, come ad esempio quello organizzato dall’AILOG (Associazione Italiana di Logistica). 
Può essere utile un’esperienza di stage presso enti pubblici o aziende private.

Come e dove lavora

L’addetto alla logistica svolge la sua professione come dipendente presso enti pubblici e aziende operanti in vari settori, all’interno dell’area logistica oppure dell’ufficio acquisti o dell’ufficio vendite.

Da grande farò…il MICOLOGO

Chi è il Micologo?

Chi si occupa di micologia. Esperto micologo, denominazione, in passato, del funzionario dell'Ufficio d'igiene incaricato dell'esame dei funghi che possono essere ammessi alla vendita o comunque al consumo (oggi lo stesso servizio è svolto da particolari uffici delle Aziende sanitarie locali).

Che cosa studia la micologia?

La micologia è una branca delle scienze naturali che si occupa dello studio dei funghi, dalle forme più note e di notevoli dimensioni a quelle più piccole come le muffe.

Quanto costa un corso da micologo?

La quota di partecipazione alla 1^ sessione è di € 850,00 totali a persona

Come diventare micologo 2023?

Per partecipare al corso è necessario essere in possesso del diploma quinquennale di scuola media superiore così come previsto dalla normativa. La segreteria organizzativa invierà conferma di partecipazione via email alla scadenza delle pre-iscrizioni (28 maggio 2023)

Che cosa fa un micologo e dove lavora?

La micologia è un ramo della biologia che si occupa dello studio dei funghi e il micologo è la figura professionale specializzata in questa branca del sapere. Il micologo è una figura di particolare importanza se si pensa che ogni anno centinaia di persone si rivolgono ai Centri antiveleni (CAV) degli ospedali italiani per sospette intossicazioni da funghi, come nei dati forniti dal CAV di Milano e riportati dall'Istituto Superiore di Sanità.

Questa professione è disciplinata dalla legge, in particolare dal D.M. 686/96, dal titolo "Regolamento concernente criteri e modalità per il rilascio dell'attestato di micologo". Tale norma stabilisce i requisiti per diventare micologo, che comprendono la frequenza di un corso di formazione teorico-pratico organizzato dalle varie Regioni o Province Autonome, il superamento di un esame finale e il conseguimento del relativo attestato. A questo punto ci si potrà iscrivere al Registro nazionale dei micologi, un passaggio essenziale per svolgere la professione. Al termine di questo percorso, un micologo è in grado di riconoscere le diverse specie di funghi epigei (ovvero i comuni funghi che crescono nei prati o nei boschi e che si sviluppano fuori dal terreno) destinati al consumo umano, come porcini e galletti, e di verificarne la commestibilità. Può trovare occupazione sia nel settore pubblico, sia nel privato.

Ma che cosa fa un micologo o una micologa di preciso?

In questa guida inquadreremo questa professione dal punto di vista normativo. Ti illustreremo inoltre le diverse mansioni che i micologi svolgono quotidianamente, sia nel settore pubblico che in quello privato, e le competenze che mettono in campo per garantire la sicurezza dei funghi destinati al consumo umano. Che cosa fanno i micologi nella pratica? Entriamo ora nel dettaglio di ciò che fanno i micologi nel loro lavoro quotidiano. Queste figure si occupano di:

  • controllare la commestibilità dei funghi freschi per i privati che li hanno raccolti personalmente o che intendono consumarli
  • controllare e certificare i lotti di funghi freschi o secchi destinati alla lavorazione (ad esempio per la conservazione sott'olio, in salamoia, surgelati...) o alla commercializzazione per conto di aziende alimentari
  • verificare l'idoneità al riconoscimento delle specie fungine di coloro che si occupano di vendita, preparazione e somministrazione di funghi
  • fornire consulenza ai Centri antiveleni (CAV) o alle strutture ospedaliere nel trattamento di sospette intossicazioni da funghi.
  • Oltre alle attività di analisi e consulenza sopra riportate, i micologi si occupano anche di formazione. Possono organizzare eventi di divulgazione destinati al grande pubblico oppure occuparsi di corsi più specifici rivolti agli operatori del settore alimentare o a coloro che raccolgono i funghi per lavoro o passione.
  • Dove possono lavorare i micologi? Questo prezioso servizio di tutela della salute pubblica può essere svolto sia nel settore pubblico, sia nel settore privato, con qualche differenza nelle mansioni richieste. I micologi nel settore pubblico Nell'ambito della Sanità Pubblica i micologi sono impiegati presso gli Ispettorati micologici, centri ad hoc istituiti presso le aziende sanitarie locali e distribuiti in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Gli Ispettorati micologici si occupano principalmente di verificare la commestibilità dei funghi raccolti da privati cittadini per il consumo personale (un servizio in genere gratuito) e dei funghi destinati alle aziende che si occupano di ristorazione, vendita al dettaglio e produzione alimentare. A seguito di queste consulenze, i funghi che superano l'esame ricevono un certificato sanitario di commestibilità, mentre gli altri vengono distrutti. Gli Ispettorati micologici sono anche il punto di riferimento dei reparti ospedalieri e dei Centri antiveleni nei casi di sospetta intossicazione.

I micologi nel settore privato

Un'altra opzione per i micologi consiste nel cercare un impiego nelle aziende private che si occupano di lavorare o confezionare in vario modo funghi come i porcini. Queste aziende sono infatti obbligate dalla legge ad avvalersi della consulenza di un micologo. Questa figura può essere assunta direttamente o collaborare con diverse aziende in qualità di libero professionista. Nel settore privato i micologi si occupano innanzitutto di riconoscere le diverse specie di funghi acquistate dall'azienda, ma anche di svolgere analisi qualitative sui lotti e di monitorare la filiera e il processo produttivo. Ciò garantisce che il prodotto finito sia al tempo stesso sicuro e di qualità. Inoltre, sono responsabili della formazione e dell'aggiornamento professionale del personale addetto alla lavorazione di questo prodotto naturale. Le competenze dei micologi. Per poter espletare al meglio i compiti di cui abbiamo parlato, i micologi devono possedere conoscenze tecniche e anche la giusta attitudine personale. Di seguito vedremo le caratteristiche di un buon micologo. Le competenze tecniche dei micologi e competenze specialistiche dei micologi sono acquisite tramite gli appositi corsi di formazione che permettono di accedere alla professione. Esse includono:

  • capacità di identificare le diverse varietà di funghi in base ai caratteri morfologici specifici (corpo fruttifero, cappello, lamelle, spore, anello, gambo...) e di distinguere le specie commestibili da quelle tossiche
  • capacità di eseguire analisi macroscopiche, microscopiche e chimiche dei funghi o di loro parti, crude o cotte
  • capacità di individuare larve o impurità nei funghi freschi o secchi
  • conoscenza del ruolo dei funghi nell'ecosistema, delle basi della loro coltivazione e del loro valore alimentare
  • conoscenza degli aspetti normativi e procedurali legati alla raccolta e alla commercializzazione dei funghi
  • capacità tecniche e informatiche: utilizzo di microscopi e di fotocamere o videocamere per l'analisi della morfologia dei funghi, nonché di software dedicati per la misurazione delle spore e l'archiviazione delle rilevazioni.
  • Rapidità : Questa è una dote importante tanto nel settore privato quanto nel pubblico. In ambito aziendale il tempismo è fondamentale per immettere prima il prodotto sul mercato. Capita quindi che i micologi si trovino ad analizzare in tempi stretti anche grandi lotti di funghi freschi o secchi. Per quanto riguarda la Sanità Pubblica, invece, la rapidità è particolarmente essenziale negli episodi di avvelenamento: dal responso del micologo dipende infatti il trattamento del paziente.
  • Attenzione al dettaglio: Oltre ad analizzare i campioni in tempi rapidi, i micologi devono essere in grado di lavorare su diverse varietà contemporaneamente. Si pensi ad esempio ai cesti contenenti diversi tipi di funghi raccolti dai privati cittadini per il proprio consumo personale. È quindi necessaria una grande attenzione al dettaglio. Nei casi di presunto avvelenamento da funghi, inoltre, i micologi devono riuscire a identificare le varietà di funghi in condizioni non sempre ottimali. Spesso si tratta di funghi cotti (che quindi hanno subito alterazioni a livello di forma e colore), di residui (ad esempio gli avanzi di un pasto) oppure persino di reperti prelevati dal paziente. Ecco quindi che le capacità di analisi e osservazione dei micologi vengono messe a dura prova.
  • Competenze sociali Spesso i micologi si trovano a lavorare a contatto con il pubblico o con i dipendenti delle aziende alimentari che lavorano o commercializzano i funghi. Sono anche in contatto con ospedali e Centri antiveleni. Devono quindi possedere buone abilità sociali e comunicative.

Da grande farò…il FOOD TRUCKER

I food truck sono la moda del momento e si moltiplicano le iniziative di festival e fiere che li vedono protagonisti. Negli States sono nati come risposta anticrisi agli affitti sempre più cari delle metropoli, e hanno lanciano una nuova leva di chef emergenti, cresciuti facendo panini gourmet o street food di altissimo livello.

In Italia si è partiti con gli hamburger ma è ora un fiorire di camioncini che servono cibo di strada, specialità regionali, etniche o pop come la pizza – ma di prima qualità.

In molti sono stati spinti dal sogni di cambiare vita, di vivere all’aria aperta e lavorare al contatto con la gente, facendo la cosa più divertente del mondo, cucinare. Ma è un mestiere a tutti gli effetti, per il quale è bene informarsi sugli aspetti burocratici, gestionali, economici e tutto quello che è necessario tenere in considerazione per approcciarsi a questo mestiere!

Prioritario è scegliere cosa cucinare

Il mercato oggi è già saturo, serve avere un’idea originale, saperla cucinare alla perfezione, valutare bene costi e ricavi ed esserne convinti. Se si sceglie un monoprodotto facile, come le crepes, potrebbe bastare anche una Ape car, ma se vuole cucinare davvero allora servono frigo e uno spazio cucina idoneo.

Se si vuole creare un’impresa che dia reddito è necessario lavorare tutti giorni, e se si fanno piatti che hanno bisogno di preparazione prima, è necessario avere un laboratorio di appoggio e di stoccaggio, un magazzino… Bisogna concentrarsi sulle proprie proposte e ottimizzare ogni aspetto, dai fornitori alla catena del freddo, dalla preparazione alla somministrazione. Questo settore è spesso condizionato dal meteo: per questo motivo bisogna ridurre gli scarti a zero.

Quali sono i requisiti professionali per diventare street fooder?

Se non si è cuochi, i requisiti per avviare l'attività di street food sono gli stessi che servono per aprire un ristorante in sede fissa, questo significa che non si può improvvisare. Una base di cucina aiuta sempre, ma è pur vero che concentrandosi su una serie di proposte limitate si può sopperire ad eventuali lacune.

Per essere un imprenditore su ruote si deve avere tanta determinazione sul prodotto che si propone, si deve amare quello che si cucina e farlo al meglio. L’offerta ti differenzia e devi essere davvero bravo, anche se non sei un cuoco devi saper fare quella cosa molto bene. Ci sono tanti non professionisti del settore che lavorano bene, ma è necessario avere chiare le potenzialità e i limiti.

Cercare il foodtruck

Il mezzo è quasi più importante di quello che si cucina, la gente compra prima con gli occhi.

Ci sono aziende in Italia che li consegnano chiavi in mano, ma sono oberate di lavoro e da 3 mesi di consegna standard spesso i tempi si allungano anche del doppio - ed è tanto perché nel mentre nonsi lavora e non si hanno introiti. Se si cede al fascino indubbio di un bel mezzo d’epoca, è bene valutare prima gli spostamenti da fare. L’ambulante prevede molti chilometri, carburante, rischio di rimanere a piedi (con il cibo che prende caldo nei frigo spenti…). Le Ape car vanno bene per alcune preparazioni, ma devono essere trasportate su un altro mezzo e avere un camion refrigerato di appoggio, d’altro lato i mezzi troppo grandi vanno lontano, ma in città non si parcheggiano facilmente… bisogna valutare bene.

Come scegliere i propri cibi da street food? Bisogna seguire solo la propria passione o è meglio seguire i trend del mercato per vendere di più?
Bisogna fare una scelta trasversale, bisogna crearsi la propria identità, ora più che mai. Esistono quei prodotti cosiddetti “ruffiani” che vanno sempre, come i fritti o la carne. Ma proporre una ricetta non tua ti sottopone al confronto degli altri che fanno l'identica stessa cosa. Sicuramente non bisogna fossilizzarsi sulla prima scelta fatta, perché stiamo comunque parlando di business: quindi se un prodotto non tira più è consigliabile sostituirlo.

Comunicare è tutto
Comunicare è fondamentale perché i social network sono la tua vetrina che di fatto sostutisce quella reale davanti a cui le persone passano ogni giorno… in questo è molto più difficile che avere un ristorante. Esisti solo sui social network per molta della clientela. Starci dietro è un lavoro nel lavoro, che può però ripagare tantissimo: i clienti ti seguono, sanno dove sei, che cosa cucini, si informano così, fanno persino ordinazioni, ti cercano per catering o matrimoni.

Come trovare le occasioni migliori di guadagno?
Non è facile orientarsi tra i festival e le fiere di paese. Si tratta di scelte molto diverse tra loro che possono determinare casi di successo o flop enormi. I festival sono molto costosi, per prendervi parte si pagano più di 1000 euro a weekend, ma la gente viene per mangiare e assaggiare, è predisposta a spendere e si fanno numeri importantissimi. Nelle fiere di paese non si paga mai più di 50 o 100 euro ma per guadagnare bisogna prenderci, bisogna avere esperienza e sapere cosa funziona.


Da grande farò…il Food and Beverage manager

Il Food and Beverage Manager è il responsabile di tutte le attività legate alla ristorazione all’interno di strutture organizzative particolarmente complesse ad elevato livello di servizio, come hotel e altre strutture ricettive.

Grazie alle sue competenze manageriali si occupa, in linea generale, della pianificazione del budget, dell’approvvigionamento delle materie prime, della gestione del personale di servizio e del controllo della qualità dei prodotti.

In sostanza, gestisce tutte le attività legate alla ristorazione, sia di strutture alberghiere che ristorative.

Nell’albergo o nel ristorante dove presta la sua attività, è responsabile inoltre del servizio banchetti, riunioni e colazioni di lavoro, in qualità di promotore e di fornitore del servizio stesso. Il Food & Beverage manager ha il compito di garantire, per il settore di propria competenza, il rispetto dell’immagine della struttura ricettiva, dal punto di vista dell’efficienza e degli standard qualitativi.

Di cosa di occupa?

Se vogliamo entrare più nello specifico alcune mansioni che svolge sono:

  • Definire il budget e gestire i costi
  • Controllare la qualità dei prodotti e servizi
  • Far rispettare le norme igieniche e di pulizia
  • Organizzare gli eventi (come buffet, cerimonie o convegni)
  • Gestire i rapporti con i fornitori


Le principali attività riguardano quindi la definizione del budget e il controllo dei costi; il controllo del rispetto degli standard di qualità dei prodotti-servizi; il controllo dell’igiene di locali, attrezzature da cucina, impianti destinati alla preparazione, conservazione e consumo di cibi e bevande.

Si può occupare direttamente della organizzazione di eventi non ordinari, quali ad esempio buffet, meeting, convegni, cene a tema, ecc.

In tal senso cura l’allestimento del buffet per ogni occasione conviviale, supervisionando i menù, l’allestimento dei piatti ed effettuando sopralluoghi sul luogo dove verrà svolto l’incontro.

Definisce, propone ed esegue il budget della funzione ristorazione, d’intesa con il direttore ed il responsabile marketing, se presenti. Appronta i piani di approvvigionamento e definisce il livello qualitativo e quantitativo delle scorte minime. Fissa gli standard di peso dei cibi e delle bevande in collaborazione con il cuoco, permettendo appropriati controlli sui costi e sulle quantità.

Seleziona e controlla i fornitori perseguendo il giusto punto di equilibrio qualità/prezzo. Redige, in collaborazione con il personale di cucina i menù del giorno e dei banchetti, organizza i reparti, lo stoccaggio delle merci e sovrintende ai piani di sanitizzazione dei locali. All’interno di una struttura alberghiera coordina il lavoro con i capi servizio di cucina, bar, sala ristorante e cura l’esecuzione del servizio in camera.

Verifica il grado di soddisfazione della clientela e appronta eventuali correttivi per migliorare l’efficienza del servizio.


Sbocchi professionali

Generalmente un F&B Manager lavora nel settore turistico-alberghiero, nei ristoranti degli hotel, dei resort e dei villaggi turistici, nei ristoranti a bordo delle navi da crociera. Questo tipo di figura può inoltre trovare opportunità nel settore della ristorazione in generale, come ad esempio in grandi ristoranti con servizio banchetti e ricevimenti o imprese di catering.

L’orario di lavoro non è mai fisso, in quanto dettato dagli orari di servizio del ristorante (colazioni, pranzi e cene), e il F&B Manager deve spesso lavorare anche la sera, nei giorni festivi e nei weekend.


Come diventare Food and Beverage manager?

Per diventare Food&Beverage Manager ovviamente servono delle competenze specifiche, come saper gestire la parte economica di un hotel o un ristorante, conoscere il mondo della ristorazione, saper coordinare il personale di servizio, essere in grado di sapere quante persone servono per un determinato compito e molto altro.

Le conoscenze richieste sono di tipo tecnico e organizzativo, essendo una professione con livelli di responsabilità elevati. Costituiscono titolo preferenziale la laurea in economia del settore turistico, la frequenza di corsi di specializzazione (esistono corsi per la qualifica di Food&Beverage Manager) , buona esperienza nel settore; conoscenze in ambito economico gestionale e relative alla preparazione di cibi e bevande; conoscenza di almeno due lingue straniere.

Da grande farò…LA GUARDIA FORESTALE

Se ami la natura e ti piacerebbe svolgere una professione che ti permetta di salvaguardare l'ambiente e le popolazioni delle aree rurali e montane, intervenire in caso di incendi o contaminazioni e proteggere flora e fauna, il lavoro di guardia forestale potrebbe fare per te.

Ma che cosa fa una guardia forestale nello specifico, e quali sono le qualifiche necessarie a intraprendere questa carriera?

Le Guardie forestali si occupano della tutela il patrimonio naturale e paesaggistico italiano, prevengono e reprimono i reati in materia ambientale e agroalimentare.

Si occupano di sorvegliare i Parchi e le Riserve Naturali per proteggere l’ambiente e intervengono nei casi di inquinamento di acque e boschi, incendi, costruzioni abusive e in generale di fronte a tutto ciò che minacci la natura; agiscono anche per salvaguardare gli animali in pericolo o a rischio estinzione oppure in occasione di battute di caccia irregolari.

Il Corpo della Guardia Forestale garantisce inoltre la distribuzione di prodotti agricoli di qualità, reprimendo le frodi in danno alla sicurezza alimentare.

In montagna, le Guardie Forestali sono chiamate a tutelare la sicurezza degli abitanti attraverso la prevenzione del rischio valanghe e il soccorso sulle piste da sci.

Quali sono i suoi compiti

  • Tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.
  • Salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.
  • Sorveglianza dei parchi, delle aree naturali protette e delle 130 riserve naturali dello Stato.
  • Attività di ricerca, conservazione ed educazione ambientale.
  • Attività di prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare.
  • Compiti di polizia venatoria per reprimere il bracconaggio.
  • Azioni di controllo sulla pesca nelle acque interne.
  • Prevenzione e repressione delle violazioni in materia di benessere degli animali.
  • Tutela dell’agricoltura di qualità contro atti o frodi a danno della sicurezza alimentare.
  • Prevenzione del rischio valanghe.
  • Vigilanza e soccorso sulle piste da sci.

Come diventare guardia forestale?
Per accedere al Corpo Forestale dello Stato è necessario superare il concorso pubblico di ammissione ed è possibile poi proseguire il percorso di carriera con gli specifici concorsi interni.

A seconda del ruolo e dell’avanzamento di carriera, sono richiesti diversi percorsi e titoli formativi (licenza media o diploma di scuola superiore o laurea) e differenti addestramenti pratici.

Chi aspira a diventare una Guardia Forestale ama la natura e desidera prestare il proprio impegno a proteggere l’ambiente e chi lo abita. Fra le caratteristiche quasi imprescindibili dei professionisti di questo settore, quindi, va citata senza dubbio la passione per l’ambiente.

Per diventare Guardia Forestale è utile avere riflessi pronti e saper intervenire con efficacia nei casi di emergenza.


Per accedere al Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare è necessario superare i concorsi pubblici per entrare nell'Arma dei Carabinieri. All'interno dei concorsi viene solitamente specificato il numero dei vincitori che saranno formati in materia di sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare, e i candidati hanno la possibilità di indicare la loro preferenza in fase di inoltro della domanda di partecipazione.

Come partecipare al concorso
La domanda di partecipazione a uno di questi concorsi andrà compilata nelle tempistiche corrette. I candidati dovranno compilare tutte le informazioni richieste nel corso della procedura guidata ed essere in possesso dei requisiti necessari per diventare carabiniere.

La selezione si articola in diversi passaggi, che comprendono:

-Una prova scritta, ovvero quiz di cultura generale a risposta multipla
-Prove di idoneità fisica, per verificare che i candidati posseggano i requisiti necessari a espletare i compiti richiesti
-Accertamenti sanitari, che servono a verificare l'idoneità psicofisica dei candidati a prestare servizio nell'Arma
-Accertamenti dell'idoneità attitudinale
-Valutazione dei titoli di studio

Sulla base dei diversi punteggi viene stilata una graduatoria, i cui vincitori vengono ammessi a frequentare il corso formativo per l'ambito a cui saranno stati assegnati (nel caso dei forestali, il corso verterà su sicurezza e tutela ambientale, forestale e agroalimentare).

Una volta entrati a far parte del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, sarà poi possibile intraprendere diversi percorsi di carriera, a seconda dei propri titoli formativi e della propria esperienza.

DA GRANDE FARO’…IL NEUROPSICHIATRA INFANTILE

Il neuropsichiatra infantile è un medico specializzato che si occupa di problematiche psichiatriche e neurologiche nell’infanzia e nell’adolescenza. Presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia è attivo un ambulatorio di neuropsichiatria infantile coordinato dalla dott.ssa Antonella Ciriaco. In questa breve intervista conosciamo meglio la neuropsichiatria infantile come branca della medicina e il professionista che se ne occupa: il neuropsichiatra infantile.

La neuropsichiatria infantile

“La neuropsichiatria infantile è una branca della medicina ed è considerata una disciplina mista, nel senso che si considera una specialità a ponte tra tre diverse aree della medicina: la pediatria, la neurologia e la psichiatria.”

“La pediatria, in quanto è una disciplina che si occupa di bambini e adolescenti, la neurologia in quanto si occupa di patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale e periferico e psichiatria in quanto si occupa di problematiche psichiche e psichiatriche specifiche di questo periodo della vita.”

“Ancora oggi, in Italia, la competenza neurologica infantile e quella psichiatrica infantile sono unite insieme in un’unica figura professionale: il neuropsichiatra infantile.”

“In altri paesi non è più così; ad esempio in Inghilterra esistono due figure differenti. Una specialità si dedica allo studio e alla cura delle malattie neurologiche dell’infanzia, l’altra si concentra invece su problematiche psicologiche e psichiatriche in età evolutiva.”

Il neuropsichiatra infantile

“Per diventare neuropsichiatra infantile c’è una strada lunga e perigliosa da percorrere. Bisogna innanzi tutto laurearsi in Medicina e Chirurgia e poi effettuare una specializzazione specifica in neuropsichiatria infantile (ora la specialità dura 4 anni).”

“Inoltre, una volta specializzati, la formazione deve costantemente continuare… Infatti in Italia i neuropsichiatri infantili si specializzano ulteriormente nel corso della loro carriera e scelgono se approfondire, attraverso la pratica clinica, lo studio e la ricerca, la parte di neurologia infantile oppure quella di psichiatria infantile.”

Neuropsichiatri infantili territoriali e ospedalieri

“C’è poi una ulteriore differenza da sottolineare. I neuropsichiatri infantili si dividono in territoriali e ospedalieri. In genere i neuropsichiatri infantili del territorio tendono ad avere una formazione un po’ più a 360 gradi.”

“Quindi, nonostante si specializzino in una delle due sottocategorie (neurologia o psichiatria), possono incontrare entrambe le tipologie di malattia nei bambini che seguono.”

“I neuropsichiatri infantili ospedalieri devono sempre continuare a mantenere la visione d’insieme dello sviluppo neuropsichico del bambino, ma si occupano in maniera maggiormente specializzata di patologie neurologiche o psichiatriche.”

“Ad esempio un bambino con una diagnosi di malattia rara verrà indirizzato presso un centro specialistico ospedaliero che tratta malattie neurologiche dell’infanzia. Al contrario, un bambino che presenta una diagnosi di autismo più facilmente arriverà all’attenzione di un neuropsichiatra infantile che lavora in un centro specializzato per l’autismo.”

Di cosa si occupa il neuropsichiatra infantile?

“L’ambito della neuropsichiatria infantile è davvero vasto. In passato si era ragionato sul far sparire questa branca facendone assorbire una parte dalla neuropediatria e un’altra parte dalla psichiatria. Ma poi è stato deciso di non farlo.”

“E da neuropsichiatra infantile sono molto d’accordo: la nostra specialità è l’unica che si occupa specificamente dello sviluppo neuropsichico fisiologico e patologico del bambino e dell’adolescente durante tutto il periodo di formazione.”

“Con il progresso della scienza e delle conoscenze mediche sono state individuate numerose patologie in più, sia neurologiche che psichiatriche tipiche dell’infanzia. Queste diagnosi sono diventate davvero tante e c’è bisogno di uno specialista che le riconosca e se ne occupi in modo specifico.”

“Il neuropsichiatra infantile lavora molto spesso a stretto contatto con i pediatri di libera scelta ma con competenze differenti. Il pediatra si occupa della crescita generale del bambino, del suo corretto sviluppo e delle malattie internistiche, come neuropsichiatri infantili ci specializziamo sulle problematiche neurologiche e psichiatriche.”

Quando portare un bambino dal Neuropsichiatra Infantile

“Molti genitori mi chiedono quando è necessario portare il proprio figlio ad una visita specialistica dal neuropsichiatra infantile. A volte infatti alcuni comportamenti dei nostri figli ci possono allarmare o far preoccupare anche se spesso ci troviamo di fronte a reazioni normali o comunque a normali passaggi evolutivi.”

“Sicuramente un aspetto da monitorare è l’intensità e la durata dei sintomi, nonché la compromissione del funzionamento nei diversi contesti di vita che ne può derivare.”

“Reazioni emotive negative ad eventi dolorosi della vita sono normali anche in età infantile. Per fare un esempio, se muore una persona cara e un bambino è triste, questa reazione è normale e fisiologica.”

“Non richiede in genere nessun intervento specialistico. Se invece l’emotività espressa dal bambino è intensa (ad esempio piange spesso), duratura ed inficia la possibilità di andare a scuola o stare con i pari diventa un‘ indicatore della necessità di richiedere un consulto ad un neuropsichiatra infantile.”

Neuropsichiatra infantile a Parma

L’approccio alla cura nell’ambulatorio di neuropsichiatria infantile che coordino presso il poliambulatorio dell’Ospedale Maria Luigia a Monticelli Terme, Parma…richiede un importante lavoro di equipe. Spesso infatti il neuropsichiatra infantile si trova a collaborare con altri professionisti della salute mentale come lo psicologo, l’educatore, il logopedista, il tecnico della riabilitazione psichiatrica e l’infermiere. L’approccio alle cure in neuropsichiatria infantile è infatti un approccio sistemico, complesso e multiprofessionale.

La salute psicologica di un bambino dipende soprattutto dai contesti relazionali che vive (la famiglia, la scuola, lo sport etc) e per questo la presa in carico spesso è dell’intero nucleo familiare. I genitori sono coinvolti nella presa incarico per la comprensione del disagio e la guida di eventuali evoluzioni positive.

Da grande farò…l’EDUCATORE DIGITALE

La figura professionale dell’Educatore Digitale rappresenta un docente che ha competenze in fatto di tecnologia ed innovazione ed è in grado di insegnare tali materie ai bambini e ragazzi.

Parlare di Digital Education dunque significa andare oltre le funzionalità dello strumento e prendere in considerazione tutte le componenti e le caratteristiche di un sistema comunicativo entro cui lo strumento possa essere utilizzato, analizzando le relazioni delle stesse sia rispetto alle opportunità di apprendimento individuale degli studenti, sia in termini di strategia didattica per innovare i metodi di insegnamento, alla luce delle forti stimolazioni metacognitive che i media continuamente sollecitano nelle nuove generazioni.

Il mondo della formazione è in continua evoluzione e le competenze digitali necessarie per accedere al mondo del lavoro sono aumentate, così come gli strumenti tecnologici e digitali che facilitano l’apprendimento e favoriscono l’accesso a più ambiti di specializzazione si sono moltiplicati nel tempo.

La diffusione del Covid-19 ha dato una spinta all’evoluzione verso la digitalizzazione e ha favorito la promozione della Digital Education, rendendo più reale e tangibile la prospettiva di un mondo in cui la formazione risulta più orientata all'acquisizione di competenze digitali, più flessibile e meno dipendente dalla fisicità.

La Digital Education si può definire come l’uso innovativo di strumenti e tecnologie digitali durante il processo di insegnamento e apprendimento. Essa offre l’opportunità di realizzare un percorso di apprendimento coinvolgente, orientato all’acquisizione di competenze ritenute ormai necessarie dal mondo del lavoro.

Cosa fa l'educatore digitale?

L'educatore digitale è un insegnante, un formatore, con competenze in fatto di tecnologia e innovazione, il quale è in grado di insegnare tali materie a un’ampia platea (ragazzi, studenti, lavoratori).

Esperto di educazione, ha il principale compito di trasmettere competenze in ambito digitale e consapevolezza nell’utilizzo dei più diffusi strumenti tecnologici (hardware e software). In particolare, tra i suoi principali compiti troviamo:

  • Gestire tutto il ciclo di vita di un progetto formativo, dalla progettazione alla sua conclusione.
  • Progettare e utilizzare strumenti di valutazione per gli studenti.
  • Conoscere e usare le tecnologie a supporto della formazione.
  • Realizzare programmi formativi in linea con i trend tecnologici, digitali e relativi alle competenze più richieste dalle aziende.

Quali sono le sue competenze?

L'educatore digitale possiedei un background umanistico e conoscenze in ambito tecnologico e digitale: conosce e utilizza approcci e strumenti per l’insegnamento delle materie digitali a un pubblico eterogeneo. E' un esperto in ambito di formazione ed educazione con un mix di abilità tecniche e soft skill, quali:

  • Digital Mindset.
  • Digital literacy3.
  • Capacità di individuare Digital learning solutions.
  • Digital storytelling.
  • Critical thinking.
  • Saper usare il coding come strumento per la formazione.
  • Saper utilizzare le principali piattaforme web per la comunicazione.
  • Saper utilizzare i principali software per l'apprendimento online.
  • Saper individuare le key soft skill del momento e saperle trasmettere agli ascoltatori.
  • Saper creare contenuti dei corsi didattici in diversi formati: pagine HTML, animazioni 2D o 3D, contributi audio, contributi video, simulazioni, esercitazioni interattive, test…

Come diventare educatore digitale?

Esistono corsi, anche universitari, volti a formare gli educatori o gli insegnanti, potenziando questo aspetto del loro lavoro, formando le conoscenze teoriche e sviluppando le competenze pratiche necessarie per operare nei contesti educativi e formativi digitali. Alla fine di questi percorsi formativi si diventa educatori digitali o animatori digitali per le scuole.