Il 23 agosto in Italia è uscito Oppenheimer, l’ultimo film scritto, prodotto e diretto dal regista britannico Christopher Nolan sulla storia del fisico statunitense Robert Oppenheimer, il “padre della bomba atomica”.

La sceneggiatura di Oppenheimer è un adattamento della biografia Oppenheimer: Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica per cui i due autori, Kai Bird e Martin J. Sherwin, vinsero il premio Pulitzer nel 2005.

La trama gira intorno alla vita e alla carriera di Oppenheimer, con particolare attenzione agli anni della Seconda guerra mondiale in cui guidò il Progetto Manhattan, il programma che portò allo sviluppo della prima bomba atomica a partire dalle più recenti scoperte sulla meccanica quantistica, l’energia nucleare, la materia e il suo funzionamento.

A differenza del libro da cui è tratto, che procede in ordine cronologico, il film sovrappone tra loro tre piani temporali diversi e li mischia con alcuni flashback. Oltre che sulla storia di come si arrivò a sviluppare la bomba atomica, il film si concentra sulla questione filosofica e morale che riguarda il rapporto tra gli scienziati e l’impatto che le loro scoperte hanno sulla vita delle persone, in questo caso sulla morte di centinaia di migliaia di civili dopo il bombardamento delle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. La seconda parte del film riguarda invece quello che successe a Oppenheimer dopo la guerra, quando diventò un’autorità nel campo delle politiche nucleari globali e fu emarginato dalla classe dirigente statunitense con la scusa del suo vecchio legame con il comunismo, negli anni del maccartismo.

C’è l’intuizione di un visionario, il narcisismo di una nuova scoperta scientifica, non solo in via teorica ma attraverso la sua stessa realizzazione. E infine l’atto, quindi l’uso della bomba atomica, quando l’Uomo gioca a fare Dio. Il lavoro di Nolan mette a fuoco la complessa personalitĂ  di Oppenheimer che vacilla tra la sete di scoperta e la responsabilitĂ  morale sulle inevitabili conseguenze.

A guidare tutti c’è lui, quel fisico teorico che dà il titolo al film, esaltato dalla spettacolare interpretazione di Cillian Murphy. In questa pellicola così dialogata, nei suoi occhi si rende visibile il profondo dilemma etico che gli bombarda il cuore. Quel bottone rosso da schiacciare rappresenta il “prima” e “dopo” di un mondo mai guarito dalla Guerra e che, dopo Hiroshima e Nagasaki, non è più stato lo stesso.